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Indovina chi viene a Gedda

La rubrica “È sempre domenica”

Sera di un giorno festivo, ancora caldo. Un serpentone di auto lascia la città strisciando lungo l’autostrada che va a perdersi nel deserto. Lo attira la cometa del “gioiello splendente”, lo stadio di Gedda che portava il nome di un re e, adesso, quello di una banca. Migliaia di vetture private, nessun timore di non trovare posto. La benzina è quasi gratis, i parcheggi sono venticinquemila. È la partita di cartello, le due squadre di testa: Al Ittihad contro Al Nassr. Benzema contro Ronaldo, per semplificare, anche se in campo ci sono pure Mane, Kante, Coman, Brozovic e altri derivati dei campionati europei. Giocatori locali, pochi, possibili fuoriclasse futuri, nessuno. Spazi larghi, marcature blande. Vince l’Al Nassr, come già in coppa di lega un mese fa. Segna anche CR7 poi sbaglia un gol a porta vuota. Per la sua squadra è l’anno giusto. Nel posto sbagliato, ma in panchina è apparso (dopo Pioli) Jesus. Il pubblico è partecipe e distratto, si esalta per contagio, ma dovrebbero sequestrare i telefonini all’ingresso: come spesso accade far sapere di esserci conta più che esserci. Del resto anche avere vale meno di far sapere che si ha. La gioia fisica di una vittoria è soverchiata da quella digitale: condivisioni e sfottò in rete.

Il parallelo tra l’Arabia Saudita e l’Italia

Si sfolla tornando verso il lungomare, sfregiato dal circuito di F1. Come accade spesso a chi viene in questi luoghi ho creduto di aver attraversato un mondo parallelo. Forse per questo pensiamo che le sue storture non ci riguardino. Nel calcio però, assemblando pezzi di passato, ci viene mostrato uno squarcio di futuro prossimo, una lussuosa profezia. Prendete il big match Milan-Napoli. Modric contro De Bruyne, per semplificare. Più altri derivati, pochi locali, di cui possibili fuoriclasse neppure uno. La A come un feticcio. Gli stadi a venire che si sposteranno oltre le periferie, nelle terre di nessuno dove sia possibile costruire parcheggi a pagamento e stand. Dai nomi dei santi (Siro, Paolo) già si è passati a quelli degli idoli (Meazza, Maradona), poi banche e assicurazioni. All’arrivo delle criptovalute, triplice fischio.

Il calcio saudita è un miraggio

Il calcio saudita è un miraggio destinato a rifulgere e svanire con i Mondiali del 2034. In nove anni quello italiano può farsi del male fino ad autodistruggersi. Tutti a guardare la Premier, ma a quel costo rimarrà l’unico campionato al mondo. Se vivi abbastanza finisce che per una volta la pensi come De Laurentiis. In effetti ha un po’ i modi da sceicco.

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