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Bremer, l’infortunio e il lungo recupero: “Sono un uomo migliore, ho imparato a suonare la chitarra”

Il difensore della Juve ha raccontato a ‘O Globo’ il percorso che lo riportato in campo dopo nove mesi

Nove mesi lontano dal campo, contando solo sull’aiuto della moglie e sulla scrittura, la lettura, la musica. L’infortunio al ginocchio ha cambiato Gleison Bremer, fermatosi il 2 ottobre, quasi un anno fa, per la rottura del crociato e del menisco dopo uno scontro con Openda, allora al Lipsia e oggi suo compagno di squadra alla Juve. Un periodo – raccontato in un lungo articolo pubblicato su O Globo – che ha cambiato la sua routine e lo ha costretto a dipendere dalla famiglia, ma anche a cogliere le opportunità: ha scritto un libro, ha imparato a suonare la chitarra, si è dedicato alla lettura. Ha anche avuto l’opportunità di viaggiare, non per lavoro, visitando l’Egitto, ma anche di godersi la sua terra natia, Bahia. Fino al ritorno in campo nell’agosto 2025, contro il Parma. Oggi sogna di tornare a vincere con la Juve, di tornare nella Seleção per il Mondiale 2026.

L’infortunio e la fine di una stagione “positiva”

La scorsa stagione era iniziata splendidamente per Bremer. L’arrivo di Motta in panchina, la condizione perfetta, la difesa impenetrabile con lui in campo: «Era stato un inizio di stagione molto positivo – racconta -. Avevo giocato sette partite e la Juventus aveva subito un solo gol. Probabilmente sarebbe stata la mia migliore stagione. Il ginocchio ha fatto un rumore strano, uno scatto secco». Di lì a poco sarebbe arrivata la “sentenza” del medico, nove mesi di stop, una stagione intera lontano dai campi: «In quel momento ho realizzato la gravità della situazione».

La lunga riabilitazione

Una volta diminuito il dolore, è arrivata la parte più difficile, la riabilitazione, la voglia di recuperare in fretta ma anche la consapevolezza che il tempo e il lavoro sono gli unici alleati: «Nei primi due mesi non potevo nemmeno poggiare il piede a terra, avevo bisogno di mia moglie Déborah per qualsiasi cosa. Ma ho cercato di trarne qualcosa di positivo». Il lato positivo è stato riscoprire la famiglia, lontano dai ritmi forsennati che scandiscono la vita di un calciatore professionista: «Mi allenavo il doppio e nei fine settimana restavo con la famiglia, viaggiavamo. Mi sono detto che sarei dovuto uscire migliore dall’infortunio, imparare qualcosa di nuovo. A suonare la chitarra».

Il ritorno in campo contro il Parma

Anche se la lettura e la musica lo hanno aiutato, niente può far tornare il sorriso a un calciatore come il ritorno in campo. Bremer è rientrato alla prima di campionato contro il Parma, giocando titolare: «Ho avuto tanta ansia, sembrava il mio debutto. Per il ginocchio, il percorso continua, devo lavorare ogni giorno perché non sarà mai più lo stesso». Leader in campo ma anche nello spogliatoio: «Sono uno dei giocatori più “anziani” come permanenza e anche per età (28 anni), anche se non sono poi così vecchio (ride). Sono felice del mio percorso alla Juventus». Sogna anche il ritorno nel Brasile di Ancelotti: «Penso sicuramente al Mondiale 2026. So che devo stare bene qui alla Juventus. Se sto bene, ho ottime possibilità di essere convocato e magari giocare un altro Mondiale».

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