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Parma-Atalanta, un inno alla solidità che vale la vetta della classifica

Parma-Atalanta, il “main event” della settima giornata

La classifica del Primavera 1 è densissima, molto corta e con ribaltoni che possono coinvolgere chiunque dalla decima in su: Parma-Atalanta rappresenta però la portata principale in una settima giornata già decisiva nell’economia del campionato. Un insolito big match che, come direbbe Alessandro Borghese, può confermare o ribaltare le gerarchie. Solidità, resilienza, ma anche il trionfo delle idee e di un’organizzazione non solo ostentata, bensì dimostrata coi fatti sul campo.

Un duello con vista sul primato

Il gap tra il Parma momentaneamente primo e il Sassuolo attualmente decimo è di soli quattro punti. È evidente dunque che nel contesto di un campionato così corto, il big match con l’Atalanta sia assolutamente spartiacque. Un duello di spada e di fioretto, una finestra aperta su due tra le realtà più interessanti di questo inizio di stagione. Entrambe inquadrate come outsider, come intruse nella Gran Tavola, tutte e due in grado di sovvertire le aspettative e prendersi di forza un posto nell’élite del campionato. 14 punti per gli emiliani, frutto di 4 vittorie 2 pareggi; 12 le lunghezze per i bergamaschi, con 3 successi altrettanti pari.

Un passo falso dunque, porterebbe ad un eventuale allungo o ribaltone in vetta, nell’attesa di conoscere i risultati dagli altri campi. Impossibile determinare una vera favorita: il Parma in casa è un rullo compressore da 7 punti alimentati da 9 gol fatti e 3 subìti; l’Atalanta però risponde a tono con un ruolino di marcia lontano dalle mura amiche altrettanto impressionante (7 punti, 6 reti segnate 4 incassate).

Un altro tratto distintivo che fa da filo conduttore? L’imbattibilità, record ancora intatto nel corso di questa stagione per entrambe.

Dentro la macchina perfetta del Parma

Finiscono qui le similitudini: i crociati infatti rappresentano al momento la sinfonia più melodica e al contempo letale di tutto il torneo; impossibile trovare una nota stonata in uno spartito trasmesso alla perfezione dal proprio direttore d’orchestra, Nicola Corrent. Gioco fatto di continui interscambi di posizione e di una trequarti che è motore principale, innesco e talvolta fine ultimo della proposta offensiva. Si alza dunque il tasso di imprevedibilità, con gli spunti di talento di Ciardi, Cardinali Nwajei (contributo totale da 5 timbri e 4 assist) a supporto del killer instinct di Mikolajewski (capocannoniere con 3 gol). Ad aggiungere freschezza e dinamismo c’è Tigani, infaticabile interno con una doppia fase di impressionante qualità e un’ottima presenza sotto porta (2 centri).

Dietro i 4 clean sheet di Astaldi quindi, non c’è soltanto una retroguardia ermetica e guidata da un Conde granitico: c’è anche la pressione indirizzata bene dal reparto offensivo; la riaggressione alzando le linee; perfino il lavoro nello sporcare le linee di passaggio di un instancabile Konaté (che mette a referto anche 1 gol e 1 assist). Mescolate tutti questi ingredienti e otterrete un cocktail finora mortale per il campionato, ingiocabile quasi per chiunque.

L’Atalanta e l’arte di saper aspettare il momento

La banda di Bosi ha una qualità in particolare: sa portare la partita sul proprio binario; con pazienza, lavorando sui fianchi l’avversario e aspettando il momento. Ed è una dote che cammina di pari passo con il cinismo di un reparto offensivo che alimenta l’apporto in zona gol: dei 12 centri complessivi in campionato arrivano dagli attaccanti, in particolare da un Cakolli autore di una partenza a razzo, da un Baldo finalmente in formato top class e dalla sorpresa Bono (2 gol ma soprattutto tanti impulsi di talento). Da migliorare invece, la tenuta difensiva non sempre all’altezza di un attacco che per ora viaggia a marce altissime: 7 reti subìte in 6 giornate (più di 1 ogni 90 minuti) e un assetto che cambia pelle ancora troppo spesso, cambiando interpreti e non trovando mai le sue certezze.

C’è però la consapevolezza che, aggiustando questi due aspetti, l’Atalanta possa dare ulteriore consistenza alla sua candidatura forte nei playoff.

Luca Ottaviano

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