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Roma prima in classifica e miglior difesa d’Europa, ma Gasp si lamenta: nessuno crede in noi. È davvero così?

Analisi dei numeri della squadra giallorossa, sorprendentemente in testa alla serie A

Se non ti vedono arrivare, il problema è: non ti vedono o non sei arrivato? Si sta meglio in testa al campionato, senza fiducia, provocando stupore, incredulità, sfiducia, tanto non dura, o a metà classifica dove vieni ignorato e puoi crogiolarti senza pressione alcuna? È il dilemma di Gasperini che con una punta di rivincita, dopo cinque vittorie in sei partite, ha commentato il successo in rimonta della Roma sulla Fiorentina usando più volte il verbo “credere”. Ci abbiamo creduto. Nessuno ci credeva. Pochi ci credono. E ancora: nessuno ci dà credito, ma ci godiamo il momento.

La miglior difesa d’Europa

È un caso davvero? La Roma è prima in classifica per merito o perché si sono allineati i pianeti? Guardiamo i numeri. Il primo, il più importante: due soli gol presi in campionato (Torino e Fiorentina). La miglior difesa europea. Nessuno nei cinque principali tornei del continente è riuscito a fare meglio. I numeri però vanno pesati, analizzati, sminuzzati, non possono essere letti con superficialità. In fase difensiva la squadra di Gasperini è solida, organizzata, prende pochissimi tiri in porta, raramente soffre, quando succede c’è Svilar che si conferma il miglior portiere in serie A. Non è facile fare gol alla Roma. Poi però la sorte l’ha aiutata: Dia nel derby con la Lazio che spara in curva il pallone del pareggio quando era solo davanti al portiere. Come Orban del Verona, che da un metro si divora un gol fatto. Un palo e una traversa della Fiorentina. E, appunto, Svilar che mette le mani ovunque. Un mix di bravura e fortuna, e la fortuna è nulla senza la bravura.

Poca incisività in attacco

Il secondo numero è sbalorditivo, se si conosce il Gasp e si è ammirato il suo lavoro nei nove anni a Bergamo, dove ha creato una macchina da gol che ha lasciato stupefatte anche le grandi d’Europa. Non era Guardiola con il suo City a dire che giocare contro l’Atalanta era come andare dal dentista? Ma del calcio spregiudicato che tutti si aspettavano non si è visto molto. Un pizzico di filosofia del nuovo tecnico, pressione a tutto campo, riaggressione, ma la fase offensiva resta poco incisiva. Sette gol in sei partite dicono che la Roma fa poco e prende molto. Il problema centravanti esiste: Bailey si è rotto appena sbarcato in città, Dovbyk ha segnato una sola volta in questa serie A, Ferguson mai, Dybala è spesso fermo, resta il solo Soulé (tre reti) ma da soli nella vita non si ottiene granché.

La rosa

Non solo limiti in attacco, la Roma ha la panchina corta, cambi non all’altezza, dovuti alla scarsa capacità di intervenire sul mercato per i limiti imposti dall’Uefa per il Fair Play finanziario. Al Franchi ha giocato titolare Baldanzi, trattenuto negli ultimi cinquanta minuti del mercato estivo perché erano saltati tutti gli altri obiettivi. Gasperini non era felice il primo settembre, si chiedeva: quanto posso durare con gli stessi sempre in campo e pochi che fanno gol?

Quella percezione sulla Roma

Per tutti questi motivi, la fortuna, la rosa corta, l’attacco sterile, intorno alla Roma la percezione è questa: occupa un posto non suo. Capita. A volte ti ci mettono, altre ci si finisce per caso. A volte ci si sta scomodi, altre è alto godimento. Che non ti vedano può essere un vantaggio, l’importante è non sentirsi arrivati.

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