Genova – L’importanza di chiamarsi Honest il giovane Ahanor, diciassettenne difensore centrale titolare in serie A e in Champions con l’Atalanta, l’ha capita prestissimo, dribblando col pallone i rischi della vita di periferia. Quando è arrivato a Genova con la mamma dalla Campania riferimento della comunità nigeriana, non aveva nemmeno 5 anni. E qui, lungo i tornanti che dall’ex Italsider di Cornigliano lambiscono i capannoni di Ansaldo Energia sullo sfondo dell’ex Ponte Morandi rimodellato da Renzo Piano dopo la tragedia del 2018, il piccolo Honny si è fermato all’abbazia di San Nicolò del Boschetto, al riparo dal traffico incessante del ponente industriale genovese. Il centro di accoglienza per immigrati si è trasformato nella sua casa. E il campetto a 7 sotto il dormitorio è stato la culla di una favola: un apologo contro tutti gli egoismi e i razzismi. Manca ormai solo il lieto fine: la convocazione in Nazionale.
Ahanor non è italiano solo per la burocrazia
Solo per la burocrazia Honny non è italiano. È nato il 23 febbraio 2008 ad Aversa, è cresciuto ed è andato a scuola pubblica a Genova, farà il quarto anno di ragioneria in una privata a Bergamo. Parla un italiano forbito. L’accento, il carattere riservato, la passione per il pesto e per il Genoa (alla festa per l’anniversario del 7 settembre si è presentato da tifoso) e la dimestichezza col dialetto sono aderenti allo stereotipo del luogo. Eppure il genovesissimo Ahanor non può ancora vestire la maglia azzurra, incagliato nel noto paradosso di legge.
Gattuso dovrà stare attento alla federcalcio nigeriana
Figlio di nigeriani, dovrà aspettare il diciottesimo compleanno perché Gattuso, o prima Baldini nell’Under 21, possano rintuzzare la Federcalcio della Nigeria, che cerca di evitare altri casi Udogie, Folorunsho e Ogbonna: tutti e 3 hanno preferito la nazionale italiana. Sembra incanalato sulla stessa strada l’attaccante del Genoa Ekhator, reduce dal magnifico gol di tacco al Napoli: ha appena risposto alla chiamata dell’Under 21 (pure il compagno di club Fini, italo-ivoriano).
Ma il giocatore non ha dubbi: vuole solo l’Italia
Nel 2009 il Ghana ci provò invano con Balotelli. Anche stavolta gli eventuali tentativi di Lookman, campione nigeriano dell’Atalanta, non sembrano potere scalfire Ahanor, che finora non ha mai manifestato dubbi: l’iter per la cittadinanza italiana è avviato da tempo e il dossier è sul tavolo della Figc. In assenza dello ius soli, resta stridente il contrasto tra la condizione del talento congelato e la sua favola calcistica e umana. Eccola, in pillole. Honny cinquenne si affaccia dalla finestra della foresteria e vorrebbe unirsi ai bambini che giocano a pallone, ma è chiuso a chiave nella sua stanza: la mamma è andata a lavorare e non vuole che lui corra rischi.
Katia e Cristiano, il segno del destino
La predestinazione si manifesta attraverso una coppia di coniugi, Katia Castellana e Cristiano Francomacaro, fondatori di Progetto Atletico, una scuola calcio inclusiva per chi non può permettersene una: quello dell’abbazia è il campo pilota, Katia firma la manleva e Cristiano è la guida, con idee innovative sugli allenamenti (miscela calcio e basket) e con un ruolo nel Genoa (oggi guida l’Under 14). Honny cresce in altezza e in tecnica e nel 2016 è pronto per le giovanili rossoblù. Francomacaro e il responsabile del settore Michele Sbravati gli trovano una nuova casa, con la mamma, nel convitto di Pegli. Dinamico e capace di incursioni cestistiche, Ahanor (uno scudetto con l’Under 18 di Ruotolo) affina la tattica da difensore centrale o esterno.
Il lancio definitivo con Juric
Del suo idolo Paolo Maldini emula il debutto in A a 16 anni: Gilardino lo lancia, Vieira gli darà spazio. L’Atalanta piomba sul cartellino con 20 milioni di euro (4 di bonus). Gli infortuni spingono Juric a osare: in casa della Juventus Ahanor brilla con i suoi anticipi impetuosi. Dopo l’esordio in Champions al Parco dei Principi col Psg rimane titolare, con lode per le ripetute discese, contro Bruges e Como. Gattuso se ne compiace. La morale è di Francomacaro: «Ci sono altri Honny, li troveremo. A Genova il talento è nel disagio, se lo si cerca». Magari togliendosi il paraocchi, come da regolamento all’ingresso dell’ “Unità Angeli Custodi” dell’opera Don Orione in via Boschetto 27: «La Foresteria è aperta all’accoglienza di persone di Paesi e culture differenti. Non è tollerata alcuna forma di discriminazione per motivi razziali, religiosi, politici, di sesso o credo». C’è una generazione che non ha bisogno di questi avvisi. Lo dimostra ogni giorno, dall’atletica al calcio. Basta accorgersene.