FIRENZE – Eppur si muove. Secondo censimento ragionato dei 52 azzurri convocati dal ct della Nazionale Gattuso e dall’allenatore dell’Under 21 Baldini, l’Italia non è più il Paese del luogo comune: terra di poeti, santi, navigatori e calciatori stanziali, incollati alla bambagia della serie A e con pochissimi figli di quella multietnicità che nel Terzo Millennio ha contraddistinto le vittorie di Francia, Germania, Spagna e Inghilterra.
Il cambio di passo
I numeri smentiscono clamorosamente lo stereotipo. Mentre in serie A gli stranieri toccano ormai il 70% (ma giovani come Ahanor, Pio Esposito, Camarda, Ekhator, Bartesaghi e Bernasconi stanno trovando spazio non effimero), gli italiani vanno a giocare all’estero. Che poi la valigia non sia di cartone, ma piena di soldi, non è un dettaglio, però il fenomeno attesta la volontà di misurarsi fuori dalle proprie sicurezze.
In Premier da protagonisti
Gattuso ha convocato 27 giocatori, 8 dei quali giocano appunto fuori dall’Italia: quasi il 30%. E se la Premier League è un certificato di qualità, non c’è da lamentarsi. Dei 6 infatti che giocano in Inghilterra, 4 lo fanno da protagonisti (Donnarumma nel City, Tonali nel Newcastle, Calafiori nell’Arsenal, Vicario nel Tottenham), uno da titolare aggiunto (Udogie nel Tottenham) e uno da apprendista (Coppola nel Brighton). Retegui, capocannoniere uscente della serie A e giramondo per definizione, è in esilio dorato in Arabia Saudita, ma nell’Al Qadsiah non ha perso il gusto del gol, come ha dimostrato lo scorso settembre in maglia azzurra. E Raspadori ha scelto la sfida di giocare nell’Atletico Madrid.
La formazione per l’Estonia
Emigrare, insomma, può essere la nuova strada, per i calciatori di una Nazionale che non frequenta il Mondiale dal 2014. La formazione di sabato a Tallinn, contro l’Estonia, è ancora segreta, però tra le ipotesi ce n’è pure una con 5 trasfertisti su 11: il capitano Donnarumma, Calafiori, Tonali, Raspadori e Retegui. D’altronde anche Kean (Psg ed Everton), Cristante (Benfica), Gabbia (Villarreal) e Dimarco (Sion) non hanno arricciato il naso, in carriera, quando si è trattato di uscire dall’Italia. E con loro la percentuale di chi ha messo il naso fuori dai confini supera addirittura il 44%. Nessuno può capirli meglio del loro ct, che ieri ha cominciato la preparazione alle partite contro Estonia e Israele con particolare attenzione ai picchi di velocità e decelerazione, monitorati col gps dal preparatore Dominici e dall’assistente Castellini. Gattuso, a 48 anni, ha già allenato in Svizzera, Grecia, Spagna, Francia e Croazia, sfoggiando vocazione per il cosmopolitismo.
Il cambiamento nell’U21
Ma il marchio del calcio moderno sono soprattutto le squadre multietniche, figlie della società. E qui è l’Under 21 di Baldini — che con la qualificazione all’Europeo 2027 di Albania-Serbia insegue anche il piazzamento tra le prime 4 e la partecipazione alle Olimpiadi di Los Angeles 2028, le prime in 20 anni — a fare registrare un cambiamento quasi epocale, che avvicina gli azzurrini del calcio alle Nazionali vincenti di atletica leggera e volley.
Su 25 convocati 7 (il 28%) sono italiani almeno di seconda generazione: Ndour, Mane, Idrissi, Cisse, Fini, Ekhator e Koleosho. Presto alla lista di Gattuso o di Baldini si dovrebbe aggiungere l’atalantino Ahanor, in attesa della cittadinanza al compimento dei 18 anni, che festeggerà il 23 febbraio. Eppur si muove, il calcio italiano, anche se non sembrava.