Un italiano in America è diventato campione del mondo: prendiamolo come buon auspicio per l’anno prossimo (il posto sarà lo stesso, ma sarà una questione tra nazioni) e rendiamo grazie a Enzo Maresca, che al suo primo anno in una panchina di primo livello ha vinto una cosa importante, la Conference, realizzato un’impresa complicata (riportare il Chelsea in Champions) e compiuto un capolavoro impronosticabile, conquistando la prima Coppa del Mondo per club senza che in partenza gliene venisse accreditata la possibilità. Invece è stato un trionfo, con il tonante 3-0 in finale alla squadra che stava meravigliando il pianeta, il Psg, a capo di una partita chiusa da una isterica rissa finale tra i giocatori. ma dopo un torneo vissuto in crescendo, assecondato dalla fortuna (grazie alla sconfitta contro il Flamengo, è finito nella parte facile del tabellone, dove ha trovato Benfica, Palmeiras e Fluminense) ma poi validato con i meriti.
Il giovanissimo Chelsea di Maresca
Maresca ha dominato la finale presentando una squadra di appena 24 anni e mezzo di età e mettendoci idee e intuizioni tutte sue, altro che replicante di Guardiola. Ha elaborato e applicato una tattica perfetta, una strategia geniale: ha tolto un attaccante (Nkunku) e aggiunto un centrocampista (James), ha chiesto ai suoi di pressare altissimo, fin nell’area avversaria, ma di ripiegare rapidamente se non fossero riusciti a recuperare il pallone. A quel punto, si sono ritratti nei 30 metri difensivi lasciando ai parigini un palleggio senza sbocco a centrocampo, perché le marcature sono state rigidissime soprattutto su chi non aveva la palla: così per il Psg è risultato impossibile sguinzagliare in velocità i suoi incursori (Kvara, Hakimi, Doué, Nuno Mendes), né era possibile per Ruiz e Joao Neves (espulso nel finale per un tirata ai lunghi capelli di Cucurella) triangolare con Vitinha.
Il geniale Palmer
Il Chelsea si è ricavato lo spazio per ribaltare il campo in contropiede: il primo gol è arrivato addirittura da un lancio del portiere Sanchez, poi ci ha pensato il genio di Palmer – due gol con delicati sinistra a giro e un assist per il cucchiaio di Joao Pedro – a trasformare la teoria in pratica sul fianco debole della difesa parigina. In sintesi: al 43’, 3-0 per il Chelsea davanti a un distratto Trump, seduto alla destra di Infantino con la moglie Melania. Il presidente avrà potuto apprezzare la prestazione sublime di Cole Palmer, il 10 del Chelsea che Maresca svezzò nelle giovanili del City e a cui a Londra ha affidato le chiavi del gioco. E che gioco: nessuno aveva dato scacco a Luis Enrique in questa maniera, c’è riuscito un ragazzo partito dalla provincia di Salerno e arrivato in cima al mondo.
Il presidente Usa è stato applaudito al suo arrivo, ma ha ricevuto fischi quando il suo volto è apparso su un maxischermo nello stadio durante l’inno americano, accanto alla moglie Melania. Le telecamere hanno cambiato immediatamente inquadratura.