BIRMINGHAM – Bisogna che tutto cambi perché nulla cambi, e un anno dopo il Bologna torna a casa da Birmingham senza punti, senza gol e senza gran motivi per sorridere. E ancora una volta con un mancino di McGinn a decidere in negativo la partita. Che sarebbe potuta finire pure peggio, non fosse stato per uno Skorupski paratutto che, lui sì, si sarebbe meritato che il colpo di testa di Vitik a cinque secondi dal triplice fischio finisse alle spalle del collega Bizot, in campo al posto dell’infortunato Martinez. Sarebbe stato un premio alla resistenza del polacco più che alla reazione di un Bologna che se doveva andare alla caccia di intensità e aggressione per sfangarla in Europa proprio su questi aspetti si fa mettere sotto dall’Aston Villa, che non sembra almeno sul piano fisico la squadra in difficoltà che racconta la classifica di Premier.
Il Bologna, invece, sembra quella intimorita dal palcoscenico europeo di un anno fa, almeno fino a qualche assalto finale che produce due occasioni pure grosse con Castro e Vitik, ma diluite in un mare di chance per i Villan, rigore sbagliato incluso. E tanto si potrà dibattere sulle scelte di formazione, a partire dall’esclusione di Orsolini a favore del vacuo Bernardeschi. Una sorpresa per tutti, e del resto due ore prima del match voce di spogliatoio diceva che nessuno dei giocatori sapeva se sarebbe stato titolare o no. Ma le scelte non vengono premiate dalla prestazione, che il Bologna per atteggiamento approccia peggio dell’anno passato.
Malen da falso nove manda fuori giri la retroguardia rossoblù e Vitik, e solo Skorupski lo sa fermare, il primo tempo è un patimento che portare negli spogliatoi sotto di solo un gol è un affare. Difficile essere così brutti e sfilacciati anche nella ripresa, quando un po’ il Bologna rialza la testa mentre dopo raffiche di chance mancate potrebbero mettere al Villa l’ansia di ciccare anche questa dopo un avvio ancora senza successi. Ma se Italiano alla vigilia aveva ripetutamente predicato la necessità d’essere aggressivi e caparbi su ogni pallone, quelle sono qualità che l’Aston Villa chiamato al riscatto interpreta meglio del Bologna, assorbendo i tentativi rossoblù di alzare il ritmo e reimpostando la propria idea di gara.
La prima occasione arriva appena entra Orsolini a dare concretezza alla manovra e mettere in testa a Castro il pallone del pari sputato dalla traversa un minuto dopo l’ennesima parata decisiva di Skorupski che aveva ipnotizzato dagli undici metri Watkins sul rigore concesso dall’ennesimo disastro difensivo. Non basta però chi entra dalla panchina a riscrivere la storia della serata. In uno stadio quasi teatrale e non particolarmente rumoroso sugli spalti i tifosi rossoblù, seduti praticamente a un metro dal campo, si fanno sentire anche se sono molti meno di un anno fa. E in giro per Birmingham lo fanno notare anche i baristi orfani di qualche centinaio di pinte extra: «Siete venuti pochi da Bologna stavolta», dicono, ma ora ricordano il nome della città, un anno fa illustre sconosciuto. Oggi il Bologna s’è fatto un nome pure in Europa, la squadra però sembra ancora non aver imparato a parlare la lingua internazionale sbarazzina chiesta da Italiano.