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Alle origini delle semifinaliste: ecco l’Europa multiculturale in campo

Oltre 50 giocatori hanno origini diverse dal Paese per cui scendono in campo

Monaco — La cosa bella è non farci più caso, non notare il miscuglio di culture e l’incrocio di flussi migratori che stanno formando la generazione di calciatori che da oggi a domenica si giocherà l’Europa: dei 103 ancora in corsa, 55 hanno origini diverse dal paese che rappresentano e scelto di rappresentare, in alcuni casi perché li ha adottati da adulti (Laporte e Le Normand, francesi diventati spagnoli per ragioni di calcio), in molti altri perché ha adottato i loro genitori o i nonni.

Immigrati di seconda e terza generazione

Siamo già agli immigrati di seconda o addirittura terza generazione (Giroud ha due nonne italiane), mentre sta diminuendo i numero dei ragazzi ancora all’estero (o nei territori d’oltremare, da cui proviene la maggior parte degli olandesi), quindi figli di un’immigrazione più recente. Qui sono soltanto tre: Maignan è venuto alla luce a Caienna (ma la madre è haitiana), l’altro portiere Samba in Congo, l’inglese Guhéi in Costa d’Avorio. Bisognerebbe aggiungere anche lo spagnolo Joselu, emigrato di ritorno: nacque a Stoccarda, ma la sua famiglia rientrò in Spagna quando aveva 4 anni.

La storia di Camavinga

La storia più particolare è quella di Camavinga: il padre, un angolano-congolese, e la madre, angolana, scapparono dalla guerra nella Repubblica Democratica del Congo e si rifugiarono in un campo profughi di Miconje, nella regione di Cabinda, un’enclave dell’Angola stretta tra i due Congo: il piccolo Eduardo venne messo al mondo lì.

E le altre

È nota anche la storia di Nico Williams, figlio di due profughi ghanesi che attraversarono il Sahara a piedi ed entrarono in Europa scavalcando la recinzione di Melilla. Quando accadde la mamma era incinta di Iñaki, il primogenito, che rappresenta la nazionale del Ghana. Anche il francese Barcola (Togo) e l’olandese Gravenberch (Suriname) hanno fratelli che giocano per la patria di origine. Come Drenthe, cugino di Wijnaldum, è pure lui nazionale surinamese.

Hanno origini straniere 22 francesi (tutti tranne Clauss, Pavard e Rabiot), 13 inglesi, 16 olandesi e 4 spagnoli.

La novità spagnola

La novità sono proprio gli spagnoli, che di rado hanno avuto giocatori di colore: si ricordano Engonga, radici in Guinea, alla fine degli anni 90, e due brasiliani naturalizzati, Donato e Senna. Williams e Yamal (padre marocchino, madre guineiana) sono la novità che sta rendendo multirazziale una delle poche nazionali (l’Italia è un’altra) che non ha ancora una quota consistente di nuovi europei, ma la federazione spagnola ha già setacciato 125 giovani con la doppia nazionalità: 107 hanno scelto di rappresentare la Spagna. Tra loro Ansu Fati e Balde, non convocati per questo torneo ma in precedenza sì.

Le origini lontane arrivano da ogni continente: l’olandese Reijnders ha mamma indonesiana, il francese Aréola genitori filippini, Griezmann ha padre tedesco, madre portoghese e vive in Spagna da quando aveva 14 anni: con Théo Hernandez, che è cresciuto a Madrid, compensa i due francesi che hanno scelto la Roja. Moltissimi sono figli di coppie miste, come Bellingham (il padre è inglese, la madre ha radici nigeriani), o hanno i genitori di due immigrazioni diverse, tipo Mbappé (padre camerunese, madre algerina). C’è anche un mezzo americano, Alexander-Arnold. Ma da dovunque vengano, se butti un pallone cominciano a corrergli dietro, senza far caso ai colori. Succede in ogni cortile.

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