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Allegri: “Il Milan deve tornare in Champions. A marzo faremo i conti”

Il tecnico fissa gli obiettivi: “Inutile parlare di scudetto adesso, ma in primavera dobbiamo essere in alto. Il Napoli resta favorito”

Milano – Entusiasmo. Avvolge tutto, contagioso. C’è un’aria diversa nell’alba del nuovo giorno rossonero, con un protagonista assoluto, che si prende la scena prima al microfono e poi sul campo. Massimiliano Allegri è tornato, e insieme a lui è riapparsa la fiducia nel Milan che verrà. Si è presentato nella sala stampa al terzo piano di via Aldo Rossi con la serenità di chi ha già navigato in tanti mari, e ha gli strumenti per restare a galla. Poi, a Milanello, ha diretto l’allenamento aperto ai tifosi. Non è solo una questione di indicazioni tattiche, sbracciate, consigli. È sembrato già padrone della situazione, a colloquio con i vertici del club mentre attorno a lui tutto filava in ordine. Ha parlato con Ibrahimovic, che finora aveva sentito solo al telefono e che non era presente alla conferenza: «È un consulente della proprietà», ha ribadito Allegri. Proprietà che il tecnico ha incontrato in «un pranzo piacevole».

Allegri: “Società è un blocco unico”

La chiara distinzione nei ruoli in società è uno dei temi su cui Allegri ha messo l’accento, insieme alla necessità che il club sia unito e di supporto alla squadra: «Da quando sono arrivato, abbiamo lavorato come un blocco unico. Dobbiamo continuare a farlo, seguendo un’unica direzione». Così per l’inizio del raduno a Milanello c’erano tutti: come detto Ibra, poi Moncada, Tare, l’ad Furlani (che ha ricevuto un po’ di fischi dai duemila tifosi presenti) e il presidente Scaroni. In posa, accanto a Max. Un segnale forte, come quello di lasciare spazio a Tare nella prima conferenza di Allegri.

“Quando hanno chiamato Tare e Furlani in un’ora abbiamo deciso”

Il nuovo comandante ha esplicitato a parole una felicità ben visibile dagli atteggiamenti. Si è posto con stile, ringraziando la Juventus, in particolare Andrea Agnelli e John Elkann, per poi sottolineare la convinzione della scelta Milan: «Quando mi è arrivata la telefonata di Tare e Furlani li ho incontrati subito: in un’ora abbiamo deciso per questa avventura insieme». Ha sorriso, scherzato («Si va col 4-3-3? Dove?») anche su alcuni suoi cliché («Non dite che faccio catenaccio sennò arrivano le critiche, saremo offensivi!»), tenuto le redini dello show senza sbilanciarsi su obiettivi e proclami: «Dobbiamo tornare in Champions».

“Parlare di scudetto ora non serve a niente”

Non è servito stuzzicarlo sul confronto con Conte e il suo Napoli, da decimo a primo nella stessa condizione di partenza di questo Diavolo: «Quando si lavora al Milan bisogna avere l’ambizione e la convinzione di ottenere il massimo dei risultati. Ora non serve a niente dire che vinceremo il campionato: bisogna essere responsabili e concreti, vediamo dove saremo a marzo. Il Napoli parte favorito». Un modo di parlare che ricorda un po’ alcuni discorsi dello scorso anno di Conte.

La parola alla difesa

Max non ha voluto parlare di mercato, ma qualche indizio l’ha seminato. Soprattutto su Vlahovic, «un ragazzo straordinario». Il serbo sta scalando posizioni, è adesso in prima fila nella corsa al posto vacante da 9 milanista. Ma servirà tempo. Intanto Allegri indica la strada per il successo, che parte da una difesa più solida: «Non sono amante dei numeri ma negli ultimi 15 campionati solo l’anno di Sarri alla Juventus non ha vinto la squadra con la miglior difesa». Andrà sistemata. Intanto si affida ai leader che ha protetto dalle sirene di mercato, Maignan e Leao, capitano e vice. Per il francese ha usato parole al miele («Sono molto contento sia rimasto, è uno dei migliori portieri in Europa»), con Rafa si è speso tanto durante l’allenamento. Come è cambiato Max rispetto a quindici anni fa? «Gli anni al Milan e alla Juve mi hanno insegnato tanto. Il mantenimento non esiste, o si peggiora o si migliora». C’è anche la formula magica per il successo: «Bisogna divertirsi, con grinta, vincendo». Si riparte.

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