Questo sito contribuisce alla audience di
 

All’Europeo manca un padrone: da Bellingham a Leao, troppe stelle (per ora) non brillano

Per ora la rassegna ha espresso fenomeni non completamente attesi come gli esterno della Spagna Williams e Yamal

GELSENKIRCHEN – Di chi è quest’Europeo? Di tutti e di nessuno, non ha un padrone né un marchio registrato, non ha un timbro, nemmeno una faccia da mettere in copertina. È un’opera di ingegno collettivo (oppure una somma di clamorosi fiaschi, perché no): se la vediamo così, allora fin qui è l’Europeo della Spagna, nazionale senza stelle e di talento diffuso, persino tra le riserve che hanno giocato la terza partita. Quel gruppo ha un fenomeno anomalo, Rodri, vale a dire un centrocampista difensivo, anche se poi è uno che sa o può fare tutto, e due fenomeni in erba, le ali Yamal (17 anni da compiere) e Williams: ecco, forse sono loro i testimonial delle settimane tedesche, perché la sfrontatezza dei loro dribbling giovani è stata la vera tendenza del torneo, benché si debba rendere merito e gloria al franco-georgiano Mikautadze, che non soltanto è il capocannoniere con tre gol in tre partite, ma anche uno dei giocatori che più ha colpito per completezza del bagaglio tecnico.

Francia e Inghilterra senza un’idea di gioco

Tra le squadre, solamente la Spagna ha fatto percorso netto. La Germania ha inciampato nella terza partita contro la Svizzera pur avendo giocato con la formazione migliore, mentre le riserve del Portogallo si sono squagliate contro la Georgia. Le due più forti sono anche le due più criticate: Francia e Inghilterra vanno avanti ma senza un’idea di gioco (più gli inglesi dei francesi, a dire il vero), una stagnazione tecnica che ha finito per coinvolgere le stelle, quelle che corrono tanto per l’Euro quanto per il Pallone d’oro: Bellingham ha abbagliato nel primo quarto d’ora (gol alla Serbia) e poi s’è eclissato, Foden non ha azzeccata mezza (e Kane non molte di più) ed è in assoluto il vero flop della competizione, Mbappé ha avuto il problema del naso ma sembra come scollegato dalla squadra. Tra le vedette, il solo ad essere rimasto all’altezza delle aspettative è stato Musiala, in gol contro Scozia e Ungheria (con un dubbio a posteriori: quanto si è avvantaggiato della smisurata debolezza degli avversari?) prima di toppare la partita contro la Svizzera. Sulla scia delle due ali spagnole per il momento c’è lui. Volendo completare il cerchio magico dei più bravi, dobbiamo aggiungerci Gündogan, l’austriaco Sabitzer e due portieri, Donnarumma e Mamardashvili. Il difensore più bravo è stato Calafiori. Una formazione tipo potremmo buttarla giù in questa maniera, alla faccia dell’equilibrio tattico: Donnarumma (Mamardashvili) – Carvajal, Akanj, Calafiori, Cucurella (Hancko) – Sabitzer, Kroos – Musiala (Yamal), Gündogan, Williams – Mikautadze.

La formazione delle delusioni

L’effetto più sorprendente di Euro 2024 resta in ogni caso la delusione: quella dei più attesi ma soprattutto dei molti che qui cercavano una consacrazione internazionale e che invece hanno fallito, almeno finora. Se Kvarashkelia si è finalmente sbloccato alla terza partita dopo due prove in chiaroscuro, Scamacca, Foden, Hojlund, Sesko, Vlahovic, Thuram, Dovbyk e Leão sono ancora a zero gol, al pari di veterani decadenti con Ronaldo, Lukaku, Mitrovic, Yilmaz. Altri big come Lewandowski, Mbappé e Havertz hanno segnato soltanto su rigore. Sta invece andando bene Morata, unico centravanti puro insieme a Mikautadze e Füllkrug (due gol partendo però dalla panchina) ad avere funzionato: eppure la moda del falso 9 è tramontata, ogni nazionale ha una punta di rifermento ma fanno più gol quelle che non lo sono, tipo l’olandese Gakpo, a quota due come Musiala, il sorprendente slovacco Schranz e Marin, il romeno dell’Empoli.

Segui tutte le ultime notizie di sport

Next Post

Pundit's criticism of England 'has gone too far' - Eni Aluko

Sab Giu 29 , 2024
Eni Aluko agrees that the criticism of the England players is harsh, but their right of reply is on the pitch.

Da leggere

P