Accarezzati dalla vampa della gloria per tanti tanti tanti di questi ultimi anni, Carlo e Pep si sfidano stasera per la 13ª volta in carriera e l’incrocio capita in un momento in cui entrambi galleggiano in quella terra di nessuno dove la luce e l’ombra sono a portata di interruttore. Lo sanno: chi sbaglia il “clic” dovrà fare i conti con il buio. La stessa collocazione di Manchester City e Real Madrid – i play-off di Champions – rimandano ad una periferia che i due big della panchina quasi mai hanno frequentato. Però, così è. Il successo – per chi uscirà sconfitto – rischia di diventare un participio passato.
Ancelotti e Guardiola, garanzie Champions
Portatori sani di un’idea di calcio naturalmente inclinata alla bellezza, entrambi hanno già appaltato un posto d’onore nella storia del calcio. Hanno vinto e stravinto entrambi in Inghilterra e in Spagna, tracciando solchi che la cronaca ha già consegnato alla storia; hanno vinto di default in Germania – con la stessa squadra, il Bayern Monaco – e rispetto a Pep, Carlo ha piantato bandierine anche in Francia e ovviamente in Italia, due territori di caccia nei quali però Guardiola non si è mai misurato (e viene il sospetto che se solo l’avesse fatto, la sua bacheca sarebbe ancora più ricca). Soprattutto: hanno scritto il loro nome nell’albo d’oro della Champions. Cinque volte Ancelotti (più altre due da giocatore), tre volte Guardiola (più un’altra da giocatore). Dettaglio: nelle ultime tre edizioni del torneo sono stati loro ad alzare la coppa. 2022 Ancelotti, 2023 Guardiola 2024 Ancelotti.
Ma il presente è complicato
Ma il presente reclama la sua narrazione ed essa si srotola come di un vecchio film la pellicola: Ancelotti oggi è quello che alza ad altezze stratosferiche il sopracciglio per rispondere con l’ironia a chi lo pensa fuori giri e fuori dal Bernabeu e intanto accoglie di profilo i rumors del mercato che lo spingono verso Roma, Guardiola oggi è quello che scava solchi di sangue e frustrazione sulla propria calotta cranica dopo una partita andata storta, quello che – nell’annus horribilis suo e del City – ad ogni partita persa si sente cantare addosso che domani mattina verrà esonerato. In queste ore di vigilia e di miele sparso – sostiene Ancelotti che Guardiola sia il miglior allenatore al mondo – è maturata in entrambi la certezza che questo “Clasico” di Champions (cit. Ancelotti) sarà il piedistallo su cui salirà il vincitore del torneo. L’ultima volta che si sono incrociati – aprile 2024, quarti di Champions – Carlo ha passato il turno (e poi è andato a prendersi la coppa); la penultima – maggio 2023, semifinale di Champions – Pep ha messo la testa avanti, maramaldeggiando su Carlo con un 4-0 che non è il risultato più rotondo delle loro sfide (c’è un City-Everton 5-0 in Premier League del maggio 2021) ma che andò a pareggiare un’altra celebre quaterna, quella che il Real Madrid di Ancelotti rifilò in Baviera al Bayern di Pep (aprile 2014, semifinale di Champions) proprio nell’anno della “Decima” per i Blancos.
Una sfida che sembra una serie tv
Oltre la contabilità del duello che da dieci anni li vede protagonisti – 6 vittorie di Guardiola, 4 di Ancelotti e 2 pareggi – vi è racchiusa la bellezza di quella che ha tutte le caratteristiche di una serie-tv. Considerato il plot che portano in dote e il crocevia che li aspetta, inevitabile sarà il momento in cui la platea planetaria esploderà nel “What the fuck” citato da Nanni Moretti nel suo ultimo film. Che non a caso si intitola “Il sol dell’avvenire”: quello verso cui tendono Carlo e Pep, uno con il sopracciglio alzato come una persiana e l’altro con la testa graffiata da un destino inatteso, perciò dispettoso.