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Andrea Soncin, il ct che ha cambiato l’Italia femminile portandola in semifinale all’Europeo

Il Cobra, come era chiamato da giocatore, ha compattato il gruppo dando solidità alla difesa e una impronta riconoscibile alla Nazionale. Così sono arrivati i risultati

Il marchio del cobra. Quando Andrea Soncin giocava, ruolo attaccante, lo chiamavano tutti così. Oggi è la guida della Nazionale femminile arrivata in semifinale agli Europei 28 anni dopo l’ultima volta. Mercoledì, dopo il secondo gol di Cristiana Girelli, quello della qualificazione, è corso in camicia sotto la curva, per festeggiare con le sue giocatrici. Gli occhi indemoniati, fissi per tutta la partita con la Norvegia. Questo è uno dei grandi meriti di Soncin: ha reso questa Italia un gruppo unito. Solidissimo, compatto. Le ragazze soffrono e gioiscono insieme. Non è un modo di dire. Dopo la prima partita del torneo, il successo sul Belgio, il cittì ha ricordato le riserve, le quattro giocatrici portate in Svizzera che da lì a qualche ora sarebbero tornate in Italia, la loro importanza per la squadra. Lo stesso hanno fatto le calciatrici. Un segnale. Questa Nazionale unisce due generazioni, le veterane con le nuove leve. Un mix sulla carta non semplice da gestire, reso invece perfetto.

Come Soncin è arrivato a guidare l’Italia femminile

Ci ha messo tanto del suo, Soncin. Ha raccolto un’Italia sfiduciata, dopo due fallimenti all’Europeo del 2022 e al Mondiale dell’anno successivo, con il conseguente addio di Milena Bertolini, in carica dal 2017. Il Cobra, alla prima esperienza nel calcio delle donne, ha saputo approcciarsi a un mondo che pian piano ha fatto suo. In panchina era stato solo al Venezia, e mai di fatto da allenatore della prima squadra, se non ad interim. Ha accettato la chiamata del presidente della Figc, Gravina, che aveva già sondato un po’ di nomi (Gautieri su tutti): qualcuno aveva rifiutato, considerando una diminutio guidare la Nazionale donne. Soncin si è immerso nel ruolo.

Come ha cambiato il gioco delle azzurre

Per prima cosa ha rimesso ordine nel gruppo delle veterane. La capitana Sara Gama, tagliata da Bertolini prima del Mondiale in Nuova Zelanda, è stata richiamata. Un cenno distensivo verso le altre leader scuola Juventus, Girelli e Bonansea in primis. Poi, col tempo, ha impostato la squadra a modo suo. Il modulo, 3-5-2, che ha portato una grande solidità difensiva. Il gioco, pressing asfissiante e ricerca continua dell’attacco tramite le corsie laterali. Un sistema che ha dato i suoi frutti. I due gol di Girelli contro la Norvegia sono frutto di azioni corali, ben eseguite. Una costruzione dal basso che porta alla finalizzazione.

I risultati dell’Italia di Soncin

Sono arrivati i risultati, anche prima di questo Europeo. Uno su tutti, la vittoria 3-2 nel dicembre 2023 contro la Spagna campione del mondo. Poi una buona Nations League, preludio al torneo di queste settimane in Svizzera. “È incredibile, bellissimo, questa vittoria è un bel messaggio, per dare maggiore visibilità a questo movimento – ha detto, commosso, Soncin a fine gara alla Rai – È il regalo più bello che possiamo a fare a tutte le bambine che ci guardano”. Una semifinale europea è un traguardo. Ma anche una spinta per il calcio al femminile in Italia (dove il professionismo è arrivato solo nel 2022). C’è ancora strada da fare, vincendo è più facile.

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