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Arabia, per i Mondiali pronto uno stadio in cima a un grattacielo: sarà a Neom, la città del futuro

Il progetto avveniristico nascerà nell’ambito del progetto “The Line”

LONDRA – Uno stadio in cima a un grattacielo è la “ciliegina sulla torta” che l’Arabia Saudita prepara per i Mondiali di calcio 2034, assegnati a Riad dalla Fifa tra polemiche e accuse di Amnesty International per le violazioni dei diritti umani. È uno degli otto nuovi impianti di gioco che il regno saudita deve costruire per preparare un evento con cui continua la propria diversificazione dall’industria petrolifera, che lo ha reso ricchissimo, per attrarre sempre più investimenti, servizi e turismo.

I nuovi stadi

Tutti i nuovi stadi, ha anticipato la Fifa, saranno modernissimi, rappresentando nuove strade nell’innovazione dello spettacolo sportivo. Ma il non plus ultra è il progetto dello stadio in cima a un grattacielo. Non si tratta di un modo di dire: l’impianto farà parte di “The Line” (La Linea), una nuova città verticale, mediamente più alta dell’Empire State Building di New York, larga appena 270 metri ma lunga 170 chilometri, sulle rive del mar Rosso, all’interno di Neom, una futuristica megalopoli lanciata nel 2017 e da terminare nel 2039, a un costo di un trilione e mezzo di dollari, comprendente industrie galleggianti, resort di lusso e attrazioni di ogni genere.

Lo stadio in questione verrà costruito all’ultimo piano di un grattacielo alto 350 metri. Sarà raggiungibile da giocatori e pubblico soltanto con ascensori ultraveloci e automobili “intelligenti” senza autista. Avrà altre caratteristiche ad alta tecnologia che non sono ancora state rivelate. Si chiamerà Neom Stadium e rappresenterà probabilmente un evento di per sé al di là delle partite che si giocheranno sul suo terreno di gioco.

La partita inaugurale e l’onda

Ma non sarà l’unico stadio in grado di fare rimanere i tifosi a bocca aperta. Un altro degli otto nuovi impianti progettati, il Qiddiya Stadium, parte di un grande progetto di intrattenimenti nella regione di Riad, avrà la forma di una gigantesca onda messicana; e lo stadio Mohammed bin Salman, anch’esso nella capitale, denominato come il principe della corona, primo ministro e leader de facto saudita, avrà anch’esso una vista considerevole poiché sorgerà sulla sommità di una collina. È in quest’ultimo impianto che si terranno la partita inaugurale dei Mondiali e la finale.

Le accuse di sportswashing

Il faraonico programma è l’ennesima iniziativa di Mbs, l’acronimo con cui viene comunemente chiamato il leader saudita, che nell’ultimo decennio ha speso 5 miliardi di dollari soltanto in campo sportivo per rinnovare l’immagine del regno. I suoi critici lo accusano di “sportswashing”, ovvero di importare in Arabia Saudita grandi avvenimenti sportivi per nascondere le mancanze del suo Paese in materia di democrazia e diritti umani, attirando lo stesso visitatori e affari, al di là del petrolio che prima o poi finirà e che comunque viene già rimpiazzato dalle energie rinnovabili (da questo punto di vista, The Line sarà interamente sostenuta da fonti energetiche non inquinanti). I suoi estimatori, viceversa, replicano che, attraverso lo sport e altri progetti culturali e commerciali, Mbs sta trasformando l’Arabia Saudita con benefici per tutti. “Non ripeteremo gli errori del Qatar”, dicono i suoi collaboratori, garantendo che ai Mondiali saranno rispettati i diritti dei lavoratori e che “tutti saranno benvenuti”, eufemismo per dire che anche gli omosessuali verranno accolti in un Paese che applica la sharia, la legge islamica, e giudica l’omosessualità un reato.

Di certo c’è che, dopo avere attirato in Arabia Saudita una stella del pallone come Cristiano Ronaldo, un allenatore come Roberto Mancini (sia pure soltanto per un anno), uno dei gran premi annuali di Formula Uno, il torneo fra i sei più grandi tennisti del mondo, la grande boxe e il grande golf, Riad ha portato a casa i Mondiali 2034: dove la ciliegina sulla torta sarà uno stadio in cima a un grattacielo di 350 metri.

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