LONDRA – Tra dieci anni il calcio globale si ritroverà in Arabia Saudita: come era nelle aspettative, Riad ha ottenuto l’assegnazione dei Mondiali 2034. Non sarà il primo Paese arabo a ospitarli, perché lo ha preceduto, fra molte polemiche, il minuscolo e ricchissimo Qatar. Ne suscita parecchie anche la decisione di organizzarli nel regno saudita, ma non sarà il primo grande avvenimento sportivo che si tiene nella vasta, desertica e ancora più ricca penisola arabica: il football è stato preceduto tra gli altri da Formula Uno, boxe e tennis. Fa tutto parte del piano del principe Mohammed bin Salman, il leader saudita de facto, di modernizzare e riposizionare un Paese fino a non molto tempo fa tenuto in considerazione soltanto per il petrolio: un progetto immenso, che si scontra con l’assenza di democrazia e le accuse sui diritti umani. Ecco una scheda su tutto quello che c’è da sapere sulla sede del Mondiale 2034.
Grande sette volte l’Italia
L’Arabia Saudita è il più grande stato dell’Asia occidentale con una superficie di 2 milioni e 150 mila chilometri quadrati (oltre sette volte quella dell’Italia) e il secondo più grande del mondo arabo dopo l’Algeria. Confina a nord con Giordania e Iraq, a nord-est con il Kuwait, a est con Qatar ed Emirati Arabi Uniti, a sud-est con l’Oman, a sud con lo Yemen. È lambita a ovest dal mar Rosso e a est dal Golfo Persico.
Tutto in mano al giovane Mohammed bin Salman
La penisola arabica è una delle quindici aree del pianeta in cui si è sviluppata la prima società umana ed è per questo definita “la culla dell’umanità”. Vari emiri si sono contesi per secoli il territorio dell’Arabia centrale, sia fra di loro, sia in conflitti contro l’Egitto e l’Impero ottomano. Il Regno dell’Arabia Saudita è stato fondato nel 1932 dall’emiro Abdal Aziz Saud, la cui famiglia ha dato il nome al Paese, già conquistatore di Riad nel 1902, primo sovrano saudita, rimasto al potere fino alla morte nel 1953. L’attuale sovrano è Salman al Saud, settimo re saudita, salito al trono nel 2015 all’età di 80 anni: ora ne ha 89 e sia per ragioni anagrafiche per ragioni di salute il potere reale è nelle mani del 39enne principe della corona Mohammed bin Salman, spesso chiamato con l’acronimo Mbs, che occupa anche l’incarico di primo ministro ed è il leader de facto a tutti gli effetti.
Non più solo petrolio
Subito dopo il Venezuela, l’Arabia Saudita è il secondo stato del mondo per riserve di petrolio: scoperto nel 1938, ovvero appena sei anni dopo la creazione dello stato, l’oro nero ha trasformato il regno saudita, che ha anche le seste maggiori riserve di gas della terra. Il petrolio rappresenta il 95 per cento delle esportazioni e il 70 per cento delle entrate, ma nell’ultimo decennio, per effetto delle riforme avviate da Mbs, la quota di economia non petrolifera è in continua crescita.
Una monarchia assoluta
L’Arabia Saudita è una monarchia assoluta in cui tutto il potere è nelle mani del sovrano, e nel caso attuale del principe che lo rappresenta, Mbs, che lo spartisce con i suoi familiari più stretti e collaboratori. Insieme al Vaticano, è uno dei due soli stati al mondo a non avere un parlamento. Viene pesantemente criticato per il mancato rispetto dei diritti civili e dei diritti umani, anche se le riforme portate avanti da Mbs hanno permesso passi avanti nell’eguaglianza tra i sessi: le donne finalmente possono guidare la macchina, prima non possedevano nemmeno questo elementare diritto. Fra le maggiori controversie degli ultimi anni c’è stato l’assassinio nel 2018 di Jamal Kashoggi, un giornalista e scrittore dissidente, ucciso dai servizi segreti del suo Paese mentre era all’interno del Consolato saudita di Istanbul, dove era entrato per rinnovare il passaporto.
La Mecca e la sharia
La religione ufficiale è l’Islam sunnita, nella versione giuridico-teologica chiamata wahabismo. C’è anche una minoranza musulmana sciita, nella parte orientale del Paese, lungo la costa del Golfo Persico, pari a circa il 15 per cento della popolazione. La libertà religiosa è molto limitata. I non musulmani non possono edificare luoghi per i propri culti. Sono tollerate cerimonie di altre fedi soltanto in privato. Viene applicata rigidamente la sharia, ossia la legge islamica tradizionale, che è l’unica legge riconosciuta dai sauditi. È severamente proibito bere alcolici, mangiare carne suina e avere rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso. Per i reati più gravi è prevista la pena di morte: nel 2024 vi sono state 214 esecuzioni, il numero più alto dal 1990 secondo Amnesty International. L’Arabia Saudita è il luogo di nascita dell’Islam e ospita i due santuari più sacri del mondo musulmano: la Mecca e Medina. Il pellegrinaggio alla Mecca, detto hajj in arabo, vede arrivare ogni anno 2 milioni di persone da tutto il mondo.
Sei milioni di immigrati
L’Arabia Saudita ha 36 milioni di abitanti, inclusi circa 6 milioni di stranieri residenti: questi ultimi sono per lo più immigrati asiatici, provenienti da India, Pakistan, Bangladesh, Indonesia e Filippine (questi ultimi costituiscono il maggior gruppo etnico straniero), che in genere svolgono i lavori di manovalanza. Nel regno saudita vivono anche 500 mila occidentali, in maggioranza impiegati nel settore petrolifero, finanziario o accademico.
Nono al mondo per spesa militare
L’Arabia Saudita spende miliardi di dollari per equipaggiare le proprie Forze Armate, comprando armamenti principalmente dagli Stati Uniti. I suoi piloti di cacciabombardieri e le sue forze speciali ricevono addestramento in Gran Bretagna e negli Usa. È al nono posto nel mondo per spesa militare.
Dal nomadismo alla città futura
Riad, la capitale, ha 7 milioni di abitanti. È sede dell’antica fortezza Masmak, un castello del 1865, dello stadio intitolato a re Fahd e della piazza in cui si svolgono le decapitazioni pubbliche. La Mecca è la città più santa dell’Islam mondiale. Gedda è la seconda maggiore città saudita, con una popolazione di 4 milioni di persone, oggi nota soprattutto per lo shopping: ospita ben 90 enormi e avveniristici centri commerciali. Vi è in costruzione la Gedda Tower, che con i suoi previsti 1000 metri di altezza diventerà il grattacielo più alto del mondo, superando il Burj Khalifa degli Emirati Arabi Uniti, alto 829 metri. Fino agli anni Sessanta, la maggior parte della popolazione saudita era nomade o seminomade, ma da allora c’è stato un crescente processo di urbanizzazione. Tra i centri urbani sauditi va citato Neom, una “città futura” lanciata sul mar Rosso nel 2017 da Mbs, che ambisce a estendersi entro il 2039 su un’area lunga 170 chilometri e con una superficie di 26 mila km quadrati, comprendente un complesso industriale galleggiante, mega-resort turistici e una cittadella interamente basata su energia sostenibile, con un investimento di 1 trilione e mezzo di dollari.
Estate a 50 gradi
Il clima è arido e secco, con grandi sbalzi di temperatura fra il giorno e la notte. D’estate il termometro può raggiungere i 50 gradi e nelle città la vita va avanti soprattutto al chiuso grazie all’aria condizionata. In inverno il clima è più mite e ci sono anche temporali in prossimità dell’Egitto: in queste giornate di dicembre, la temperatura oscilla fra 22 e 9 gradi centigradi. Il territorio è in gran parte desertico, con terreno stepposo e sabbioso. La fauna annovera iene, volpi, gatti selvatici, leopardi, gazzelle e antilopi.
Ronaldo e Sinner
La nazionale di calcio ha vinto tre volte la Coppa d’Asia, nel 1984, 1988, 1996. Il regno ha speso enormi capitali per rafforzare il proprio football, sia nel campionato saudita, acquistando Cristiano Ronaldo e altre stelle del calcio arrivate alla fine della loro carriera, sia per rafforzare la propria nazionale, assumendo a peso d’oro Roberto Mancini come allenatore, un’esperienza tuttavia durata soltanto un anno, con scarsi risultati agonistici.
Pur giocando in America, Leo Messi è diventato il volto promotore del turismo, settore che Mbs sta cercando fortemente di incrementare: l’asso argentino ha girato una serie di spot trasmessi in tutto il pianeta. Dal 2021 si corre il Gran Premio dell’Arabia Saudita, una delle gare del circuito di Formula Uno. Nell’ottobre scorso Jannik Sinner ha vinto in Arabia Saudita la prima edizione del Six Kings Slam, un torneo con i sei più forti giocatori del mondo con un palio un monte premi di decine di milioni di dollari, svoltosi a Riad: il tennista italiano ha battuto in finale lo spagnolo Carlos Alcaraz. Per attirare attenzione e turisti, il regno ha puntato anche sulla boxe, organizzando fra l’altro quest’anno il match per il titolo mondiale dei pesi massimi fra Tyson Fury e Oleksandr Usyk, con un monte premi complessivo di oltre 100 milioni di dollari.