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Arbitri picchiati, offesi, minacciati: seicento aggressioni in una stagione

I numeri allarmanti della stagione in corso. L’ultimo caso ha riguardato una direttrice di gara 17enne vicino a Terni, a cui un accompagnatore ha augurato di fare la fine di Ilaria Sula

L’ultima è un’arbitra di 17 anni, a cui un dirigente – l’accompagnatore, genitore di un giocatore in campo – ha augurato di fare la fine di Ilaria Sula, uccisa a Roma. Frasi terribili pronunciate a San Gemini, a un quarto d’ora di macchina da Terni, la città natale della 22enne ammazzata dall’uomo che frequentava. La città dove si è tenuto il funerale. L’episodio vergognoso è avvenuto nell’intervallo della partita del campionato U17 provinciale tra i padroni di casa e lo Sporting Terni. A quest’ultimo club appartiene il dirigente che è stato squalificato dal giudice sportivo fino al 31 dicembre 2028.

Arbitri aggrediti, i numeri

Le minacce sono l’ultimo caso di un’onda lunga di fischietti aggrediti, offesi. E picchiati, come accaduto al 19enne Diego Alfonzetti in provincia di Catania. Dall’inizio della stagione al 10 aprile, le aggressioni segnalate sono state 571 tra tutte le categorie, di cui 156 a livello fisico (60 di queste ritenute gravi), che hanno prodotto 317 giorni di prognosi. Bilancio a cui andranno aggiunte quelle degli ultimi due weekend di calcio: tra queste, quella che ha interessato l’arbitra minorenne attaccata a San Gemini.

Guida, Maresca e la paura di arbitrare il Napoli

Numeri sconcertanti che, una settimana fa, sono stati accompagnati dai timori espressi dall’arbitro Marco Guida, direttore di gara internazionale. A suo modo un altro allarme che fa capire quanto sia pessimo il clima intorno a chi dirige le partite. Il fischietto di Pompei ha raccontato che lui e il collega Fabio Maresca hanno deciso di non arbitrare il Napoli perché, in caso di errore, “avremmo paura a passeggiare per strada. Ho tre figli e mia moglie un’attività. È una scelta personale. Il calcio da noi viene vissuto come molta emotività. Quando ho commesso degli errori non era così sicuro passeggiare per strada, così come andare a fare la spesa. Pensare di sbagliare ad assegnare un calcio di rigore e di non poter uscire due giorni di casa per svolgere le mie attività sportive non mi fa sentire sereno”.

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