Arrigo Sacchi risponde al telefono mentre guarda Parma-Lecce. Il calcio è sempre al centro del suo mondo: «Ho vissuto dei mesi difficili per l’operazione al cuore a cui sono stato sottoposto a febbraio. Ma ora sto bene, mi alleno tutti i giorni, a casa e al mare».
Che partita sarà Juventus-Milan?«Spero più divertente di quella dello scorso anno. Ero a San Siro, accanto a Baresi e Massaro. Non fu un grande spettacolo (il 23 novembre 2024 finì 0-0, ndr). Oggi entrambe le squadre vivono un buon momento. I rossoneri stanno facendo benissimo, la Juve può crescere ma i risultati non sono così negativi. Mi piace Vlahovic, spero di vederlo in campo».
Cosa pensa del percorso iniziato con Tudor?«La manovra a volte è troppo lenta e in difesa mi sembra manchi attenzione. A me piaceva Thiago Motta, gli avrei dato più tempo. La Juve non aveva mai giocato come chiedeva lui, per questo non ha funzionato».
Il Milan può vincere lo scudetto?«È troppo presto per sbilanciarsi. Aspettiamo qualche altra settimana, ma i segnali sono positivi. Allegri ha saputo rimettere in sesto una squadra che arrivava da una stagione complicata. Condivido la scelta della difesa a tre, dà più protezione. Modric e Rabiot hanno garantito il cambio di passo. Vedremo quando sarà pronto Leao come verrà inserito».
Questo Allegri le piace?«È un allenatore intelligente. Sono contento se avrà successo con il Milan. Viviamo in un paese strano, dove tutti credono di sapere tutto».
Un ricordo speciale su Juventus-Milan?«Nel gennaio del 1988 Berlusconi mi disse che erano 17 anni che non si batteva la Juve, e che ci avrebbe dato un premio se ci fossimo riusciti. Andò a pranzo con l’Avvocato Agnelli, che poi ci venne a salutare. Arrivò nel nostro ritiro e scherzando ci disse: “Sapevo che avevate una bella squadra, speravo che voi due la rovinaste”. Vincemmo 1-0 a Torino, segnò Gullit. Dopo l’Avvocato mi chiese due-tre volte di andare alla Juve, ma stavo bene al Milan».
Una squadra che ha fatto storia.«L’Uefa l’ha definita la più forte di tutte. Abbiamo cambiato il calcio. Berlusconi si presentò quando allenavo il Parma, e mi disse: “La seguirò”. Era il 1986. Quando arrivai a Milanello mi accolse con poche parole: “Dobbiamo diventare i migliori al mondo”. Risposi: “Pensavo qualcosa in più!”».
Vedere il Napoli vincere due scudetti in tre anni la riporta indietro nel tempo?«Beh un po’ sì. Maradona mi chiese due volte di andare da loro: “Inizierà ogni gara 2-0 con i gol miei e di Careca”. Ma non potevo tradire il Milan. Oggi sono contento dei loro successi. Conte è bravissimo. Quando ero suo ct mi diceva: “Mister, posso scrivere quello che lei fa in allenamento?”. Ha sempre avuto una gran testa. Feci io il suo nome a Marotta per la Juventus».
La convince come schiera De Bruyne e McTominay?«Sì, fa bene a continuare con i quattro centrocampisti. Lui è una garanzia. Deve trasmettere ai giocatori poche idee ma chiare. Mi sembra lo stia facendo».
La Roma cresce con Gasperini.«Apprezzo molto Gian Piero, è attento. Sono sicuro farà bene. Mi piace pure Sarri. Guardiola mi chiamava e mi diceva: “Arrigo, questo è davvero bravo”. Li ho ospitati due anni fa a casa mia, a Milano Marittima. Abbiamo parlato del calcio che piace a noi, tutto fantasia. Credo Pep si riveda un po’ in me».
Il suo percorso non è stato semplice.«Ero un ragazzo: una sera mio zio mi invitò a una festa, non andai perché ero in fabbrica, lui ebbe un incidente mortale in auto. Mio babbo andò in crisi, lo affiancai al lavoro. Ma girando tra Olanda e Germania studiavo già il loro calcio».
Ed è arrivato a guidare la Nazionale alla finale del Mondiale 1994. Andremo al prossimo?«Gattuso è volenteroso, ed è migliorato tanto. E so che potrà dare fiducia ai giovani».