“Sto pensando di tornare ad allenare, in Italia o all’estero”. Lo dice Arrigo Sacchi, 78 anni, durante una conversazione con l’Adnkronos sullo stato del massimo campionato italiano. Qualche contatto, quali squadre? “Ne ho tante. Ma se farlo in Italia non lo so. Perché io voglio troppo bene a questo paese, solo che ho un difetto: dico quello che penso e quindi a volte devo dire quello che penso di noi. E questo mi dispiace dirlo. E quindi cerco di evitare prima. Mi chiedono di andare per esempio in Brasile, in Argentina, in Spagna. E tanti altri”. Sacchi non allena dal 2001: allora lasciò il Parma per motivi di salute.
Il risveglio della Serie A
“La Juventus ha preso un ottimo allenatore, una persona che ha le idee chiare: e sta portando, non solo lui, qualità nel calcio italiano” ha aggiunto Sacchi, “adesso è diverso, perché ci sono due categorie di calcio in Italia, una è quella che ha pensato l’Inghilterra, che ha aiutato tutti e ha pensato che nel calcio occorresse avere una squadra e un gruppo di persone. In Italia invece abbiamo sempre pensato che il calcio fosse un fatto individuale e difensivo: non c’è nessuna squadra, c’è solo un gruppo di persone. L’Inghilterra ha illuminato tutti: Brasile, Olanda, Francia, Belgio. Avevano pensato al calcio come sport di squadra offensivo, e avevano uno stile. Noi siamo vissuti così come viviamo abitualmente. La Juventus, purtroppo, aveva soldi e spendendoli pensava di risolvere. Adesso c’è la Lazio che gioca un calcio positivo, che eleva i giocatori: bravo Baroni, e Motta fa la stessa cosa. Ma c’è anche Conte, che è un fenomeno e dà la vita e c’è Gasperini che anche lui gioca un altro calcio e spendendo molto meno”.