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Atletico-Real Madrid, Simeone contro Courtois: “Anche chi istiga i tifosi va punito”

Il derby sospeso per lancio di oggetti contro il portiere belga. Il tecnico argentino critica il suo ex giocatore: “Bisogna fare attenzione alle reazioni che possiamo generare. Se dipendesse da me, punirei chi provoca”

È colpa di Thibaut Courtois: “Chi ha lanciato oggetti in campo ha sbagliato, però…”. Diego Pablo Simeone non ce l’ha fatta proprio a condannare tout court il pessimo comportamento di alcuni tifosi del Frente Atlético che, dopo la rete di Eder Militao, hanno interrotto il derby di Madrid giocando al tiro al bersaglio con il portiere del Real, “reo”, a quanto pare, di averli provocati: “Non abbiamo bisogno di queste persone sulle gradinate, ma questo non giustifica tutto e anche chi istiga deve essere punito”.

Thibaut l’istigatore, insomma, se l’è cercata: “Bisogna fare attenzione alle reazioni che possiamo generare includendo me stesso in questo ragionamento. Se dipendesse da me, punirei chi provoca. Perché se sai che non ti squalificano, ti senti autorizzato a fare qualsiasi cosa. Stiamo attenti, le vittime non siamo noi”. A Thibaut il carnefice, quindi, è andata anche bene: “Gli era già accaduto al Bernabéu, quando giocava con noi e un accendino lo colpì in testa. È successo domenica, oggi e succederà purtroppo anche domani, ma questo non vuol dire che i club non debbano fare di tutto affinché questo non succeda. Dico solo di stare attenti a fare le vittime perché se provochiamo potrebbe esserci una reazione indipendentemente da se il calciatore si chiama Simeone, Courtois, Vinicius, Messi o Griezmann”.

Fermato un tifoso con un coltello

Come dire che Vini un po’ se lo merita quando lo chiamano ‘negro’: “Noi, i protagonisti, non aiutiamo quando sottovalutiamo le persone, perché se le provochiamo, poi si arrabbiano. La gente non ha altro modo di rispondere se non in malo modo, il che non è giusto, ma dobbiamo anche cercare di calmarci, capire le situazioni in cui si può festeggiare il gol e festeggiandolo, ma non di certo guardando i tifosi o facendo gesti, perché poi la gente si arrabbia”. E tira gli accendini in campo, perché è così che funziona… Non a caso, lo hanno fatto anche quegli energumeni che vanno in curva con il passamontagna in faccia perché, molto probabilmente, in uno stadio non potrebbero nemmeno entrarci. Prova ne sia che uno dei tifosi fermati per aver tirato oggetti sul terreno di gioco, costringendo l’arbitro a sospendere l’incontro per 17 vergognosi minuti, è stato trovato in possesso di un coltello a serramanico.

Koke tira le orecchie a Courtois

Vedere Josema Gimenez, capitan Koke e lo stesso Cholo Simeone essere obbligati a fare da mediatori con questi personaggi rende l’idea di quanto sia grande il problema in seno al tifo organizzato colchonero. Ed è per questa ragione che stride, e non poco, che anche Koke abbia voluto cogliere l’occasione al volo per tirare le orecchie al suo ex compagno di squadra: “Siamo professionisti e dobbiamo sapere dove siamo ed essere più intelligenti. Quando ci siamo avvicinati ci hanno detto di essersi sentiti provocati. Detto questo, spero che chi ha lanciato oggetti in campo non torni allo stadio. Da tifoso non mi sento orgoglioso”. Tuttavia, da capitano non si è sentito di andare oltre: “Cosa dovrebbe fare il club con il Frente Atlético? Non sono nessuno per dire che sia giusto espellere questo o quello”.

La condanna dell’Atletico

I gesti provocatori fatti nei confronti della curva da parte di chi avrebbe dovuto essere più intelligente sono un “vamos” per festeggiare la rete di un proprio compagno di squadra accompagnato da un movimento con la mano, come a dire “continuate pure a insultarmi e a lanciarmi accendini addosso”. E già, perché di oggetti in campo ne erano caduti anche prima e non sono stati pochi i cori non proprio bene auguranti nei suoi confronti. Il più comune, “Courtois muérete”, non ha nemmeno bisogno di essere tradotto. Ed è per questa ragione che l’Atlético Madrid, che a differenza dei propri tesserati ha deciso di non commentare a caldo quanto successo, non si è nemmeno lontanamente sognato di fare riferimento alcuno al comportamento dell’estremo difensore belga dell’Atlético Madrid, prendendosela solo ed esclusivamente con gli incappucciati: “L’Atlético de Madrid vuole dimostrare la sua contrarietà al lancio di oggetti. Dal momento in cui sono avvenuti questi lanci, il dipartimento di Sicurezza del club sta collaborando con la Polizia per individuare le persone coinvolte, una delle quali è già stata identificata. Il club applicherà alle persone coinvolte in questo incidente il regime interno previsto per i casi molto gravi. Questi atteggiamenti non sono accettabili e offuscano l’immagine di uno stadio che ha vissuto un’atmosfera spettacolare con più di 70.000 spettatori sulle sue tribune e che ha mostrato un comportamento esemplare nella sua stragrande maggioranza”.

Fatto sta che la targa con il nome di Thibaut Courtois sulla Walk of Fame colchonera è stata presa di mira dai suoi ex tifosi: alcuni, i meno facironosi, vi hanno poggiato un po’ di spazzatura sopra, mentre quelli che, per dirla con il Cholo e Koke, si sono sentiti maggiormente provocati l’hanno, invece, riempita di sputi: “A Courtois gli ho detto di stare tranquillo. Lo hanno visto tutti che li ha provocati ridendo”.

Tifoso espulso dalla stadio a tempo indeterminato

E già, perché Simeone non le ha di certo mandate a dire al suo ex calciatore che ha incrociato, non proprio casualmente, sulla via degli spogliatoi quando l’arbitro ha sospeso l’incontro. Una frase alla quale il portiere belga ha risposto ironicamente “che volevi che facessi? Forse che rimanessi lì con tutto quello che mi stanno lanciando addosso?”. La buona notizia è che l’Atlético non solo ha individuato uno degli energumeni, ma lo ha anche espulso a tempo indeterminato dal Metropolitano, sebbene il club colchonero abbia fatto sapere di non poter espellere per motivi legali tutto il Frente Atlético (perché senza antecedenti non si può cacciare un abbonato), ma ha assicurato che proibirà a tutti i tifosi di coprirsi il volto mentre sono all’interno dello stadio. Una misura doverosa, ma che servirà a poco se non ne seguiranno altre meno timide.

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