CASTEGNATO (BS) – Apre il bagagliaio di una supersportiva nera e tira fuori il vecchio borsone della Nazionale, azzurro con stampato il Tricolore. Per il resto è vestito di scuro: niente loghi, niente sponsor. “Sono qui perché è il mio lavoro. È la mia vita. Voglio farmi trovare pronto”, dice Mario Balotelli, che in attesa di un contratto si allena con l’amico di sempre Simone Ghezzi, ora in Prima categoria dopo anni in Serie C. Tiri tu e tiro io, con e senza barriera. In porta a parare le bordate di Super Mario — il piede è quello di sempre — è la promessa del calcio bresciano Alberto Rizzi, 16 anni, guardiano della porta del Desenzano. Ad attutire i tuffi del ragazzino, emozionato fra i pali come un parroco in udienza dal Papa, è l’erba sintetica del secondo campo dello stadio comunale di Castegnato, perché quello in erba è conciato, vuoi per il caldo, “vuoi perché a settembre è sempre così e vai a capire il motivo”, come non spiega, sconsolato, il guardiano dell’impianto.
Un preparatore per farsi trovare pronto
Mario porta in spalla i birilli gialli, li sistema al limite dell’area e li usa per fare lo slalom. Calcia di destro e di sinistro. Scatta facendo tendere l’elastico. Passa veloce al compagno e si infila in area, chiude il triangolo e via, botta sotto l’incrocio. Gesti automatici, che a 34 anni gli riescono come quando ne aveva venti e vinceva il Triplete nell’Inter di Mourinho, per poi trasferirsi al City di Mancini. Certe cose non si imparano e non si disimparano. Quello che invece si può allenare è il fisico, e Mario lo ha affidato a Stefano Mazzoldi, preparatore di calciatori e titolare dell’Equipe Training Lab di Rodengo Saiano, a nove minuti d’auto dal campo scelto da Balotelli per tornare quello dei giorni belli. “Mario fa sul serio, ci siamo quasi. L’approccio è ottimo e spero che la preparazione possa finirla in un nuovo club”, dice.
Ha tempo fino a dicembre
Mario sorride, ascolta, obbedisce. Poi, fatta la doccia, prima di tornare alla sua auto con il cofano in carbonio, la racconta giusta: “Mi piacerebbe davvero tanto restare in Italia questa volta”. Ha tempo fino al 12 dicembre, ultimo giorno utile per il tesseramento dei giocatori rimasti con il proprio cartellino in mano. Da svincolato andò al Monza il 7 dicembre 2020, in B. Lo volle Galliani, che lo aveva avuto al Milan. Una stagione incompiuta, per il club e per lui: promozione sfumata, 5 gol in 12 presenze e tanti saluti. Così Mario si è trovato di nuovo a fare la valigia.
Balotelli e la Nazionale
Da ragazzo le maglie straniere che aveva vestito erano quelle scintillanti di City, Liverpool, Nizza. Passati i trenta le mete sono cambiate: Adana in Turchia, Sion in Svizzera e di nuovo Adana. Lì di gol ne ha fatti, ma vuole tornare in Italia — Serie A o B che sia — dove i difensori difendono e anche alle punte tocca pressare. Si allena anche per quello a Castegnato, con l’amico Ghezzi. Si sente pronto. E quando gli si chiede se lo lusinghi il fatto che a ogni inciampo della Nazionale nei bar e sui social c’è chi lo vorrebbe convocato, sorride: “Quello che importa per me è tornare a giocare, alla Nazionale non ci penso”. Il borsone che carica in auto, azzurro come il cielo, dice il contrario.