I due uomini in testa alla classifica dopo le prime otto partite hanno confezionato assieme un piccolo capolavoro soltanto pochi mesi fa. Costretto dalle ristrettezze economiche a inventarsi a gennaio un nuovo Verona, il direttore sportivo Sean Sogliano aveva messo un eterogeneo gruppo di sconosciuti a disposizione dell’allenatore Marco Baroni, e quello li aveva condotti alla salvezza permettendosi pure un gioco piacevole, oltre che redditizio. Un bel lavoro che gli ha fruttato l’upgrade alla Lazio, e il 3-1 al Venezia di ieri segnala il rispetto delle buone premesse poste col mercato. In un panorama mai così disastrato dai trasferimenti in stand-by, la Lazio ha assemblato per tempo ciò che le serviva per salutare la sua golden generation (Immobile e Co.), ed è partita correndo. In attesa di Juventus e Atalanta, in campo stasera, accanto alla Lazio viaggia soltanto il Verona che Sean Sogliano ha costruito pescando in giro altri sconosciuti di talento — Livramento e Mosquera sono stati entusiasmanti — e che molti suoi colleghi più celebrati gli possono solo invidiare. Il Napoli della ripresa è stato tremendo e ne parleremo, ma ciò non toglie che il Verona, passato al bravo Zanetti, sia stata la sensazione del primo turno.
I pari di Inter e Milan
Una partita ovviamente non basta per esprimere verdetti, ma il doppio pareggio delle milanesi, viste anche le premesse, è un evento: l’anno scorso sia l’Inter che il Milan vinsero le prime tre partite presentandosi a punteggio pieno al derby, che finì largamente dalla parte dei futuri campioni. Alla seconda pausa nazionali — ottava giornata — arrivarono con 13 vittorie in 16 gare complessive, un dato che impressiona rispetto allo zero su due di sabato. C’entra qualcosa il fatto che lo scudetto fosse sulla maglia del Napoli? A vedere la partita dell’Inter vien da pensarlo, stante il deficit di attenzione pagato prima da Sommer e poi da Bisseck. Si dice sempre che il problema di chi vince sia rimanere umile, e la concentrazione è la forma in cui quest’umiltà si esprime. Unitevi la gagliarda resilienza del Genoa, che ha interpretato il match come il primo della sua nuova realtà anziché un passaggio “impossibile” in attesa che il mercato provveda, e il risultato si spiega. Tra le cose che Simone Inzaghi si tiene di Marassi c’è la forma fisica e soprattutto tecnica di Thuram, che in attesa del miglior Lautaro dà sostanza al (raro) attacco a doppio centravanti, e la voglia schiumante di Frattesi, da non disperdere in troppe panchine.
Milan, tieniti Saelemakers
Anche il Milan è stato sorpreso da una rivale di forte personalità, perché Paolo Vanoli è insospettabilmente avanti nella riconversione tattica del Torino. Costretto da una preparazione troppo diversificata da Europei e mercato, Paulo Fonseca ha disegnato una formazione che non vedremo mai più, e sarebbe un peccato se a farne le spese fosse l’acquisto “coperto” più prezioso del Milan, Saelemakers. Da terzino non ha funzionato, ma l’anno di Bologna con Thiago Motta — che infatti lo vorrebbe alla Juve — ha elevato il suo livello: prima faceva molte cose da 6.5, ora le sa fare da 7. Essendo poi dei vari esterni l’unico in grado di azionare le marce basse, perché gli altri sono tutti attaccanti di ruolo o nell’anima, Fonseca farà bene a tenerselo stretto. Il Milan ha pareggiato in extremis grazie alla panchina, e si sapeva che era una sua forza, e prima aveva subito troppo per le amnesie difensive, e si sapeva che era una sua debolezza.
Il crollo del Napoli
Se mettiamo in fila la prestazione sciagurata di ieri con l’invettiva pronunciata sabato da Conte, la gravità della situazione napoletana è evidente e la necessità di smuoverla assoluta. Non si può continuare a tenere Osimhen in tribuna pagandolo un milione al mese (luglio e agosto sono mensilità già dovute in cambio di nulla). Ormai s’è capito che nessuno pagherà la clausola di 130, né verosimilmente salirà a quote sufficienti per finanziare il mercato in entrata che manca. Se il Psg si muoverà — ed è un se dubbioso dopo la notizia del corteggiamento di Lookman — lo farà con un’offerta minima. De Laurentiis potrà scegliere se accettarla o meno, ma nel frattempo Conte va autorizzato a utilizzarlo, perché quando rimanda il tema alla società implicitamente ci dice che la scelta di escluderlo non è sua. Anche Dybala è sul piede di partenza, ma il suo assist per Dobvyk è stato il momento in cui la Roma è andata a tanto così dal vincere a Cagliari.
È un agosto di malinconie in molte piazze, ma soltanto alcune l’affrontano con professionalità e dignità.