Andrea Barzagli è tornato a indossare la maglia della Juventus martedì al PalaAlpitour in occasione della festa per i 100 anni della famiglia Agnelli come proprietaria del club. E sono stati brividi: “Mi sono passati alla mente un po' di ricordi, è stata una serata molto bella, come è stato bello giocare anche con alcune leggende, ma il giorno dopo avevo comunque mal di schiena ed ero mezzo zoppo".
Barzagli usa parole dolcissime per la Juve: “Secondo me a volte a parole hai difficoltà a spiegare cosa vuol dire essere alla Juventus ed indossare quella maglia perché per capirlo ci devi essere, e quando ci sei capisci che c'è dietro qualcosa di storico, dato da una proprietà centenaria, e c'è una certa mentalità. Non è facile, perché ci sono tante pressioni ma quando arrivi alla Juve sai che devi puntare a vincere. Il 'peso' di una squadra del genere lo dimostra proprio l'organizzazione di una serata come quella di martedì, quando un club riesce a riunire tanti campioni davvero leggendari”.
Alla squadra di oggi mancano dei veri leader, ma il vantaggio può arrivare dal dover giocare una volta sola alla settimana: “Dipende dai punti di vista. È normale che giocare ogni tre giorni ti porti via tante energie mentali e fisiche, ma una squadra forte ci è abituata ed ha una rosa ampia che può far fronte a questi impegni. Di positivo, in ottica Juventus, c'è che in una settimana Allegri e i ragazzi possono preparare al meglio la partita di campionato, con l'obiettivo ovviamente di tornare a giocare in Europa, perché quella è la dimensione del club".
Il gioco delle somiglianze: “Prenderei Bremer anche se gioca centrale. Danilo ha caratteristiche tecniche che lo accostano maggiormente a Bonucci, ma ognuno ha le sue caratteristiche. Se penso a noi, a ciò che ha fatto grande la BBC, è che le nostre caratteristiche si sposavano bene tra di loro e nel contesto".
In quella Bbc la specialità di Barzagli era l'anticipo: “Ho avuto la fortuna di avere sempre una certa esplosività e nella difesa in cui giocavamo noi era necessario essere aggressivi. Io giocavo spesso in anticipo anche perché dietro di me avevo compagni che mi davano una certa sicurezza, compreso Gigi in porta”.
Con Conte nella difesa a tre, con Allegri terzino: cosa è stato peggio: “Peggio con Allegri perché quella decisione riguardava solo me. In un primo momento ci sono state delle difficoltà ma dopo, pensando ai trascorsi e all'età e alla maturità che avevo raggiunto, ho capito che era il caso di mettermi al servizio della squadra. Alla fine ero felice di poter dare comunque il mio contributo, anche se in maniera diversa".
Scudetti: parliamone: “Io penso che per il primo siamo stati trascinati, tutto l'ambiente anzi, è stato trascinato da quella fame, quella voglia e quell'entusiasmo giusto. Ci fu poi anche un demerito da parte del Milan che ci permise di prevalere. Quello del 2014/15 con Allegri fu complicato, prendemmo in mano una situazione complessa. Quell'anno c'era stato un ricambio di giocatori, andarono via alcuni di grande esperienza e vennero sostituiti da ragazzi molto forti ma giovani e ci furono diversi problemi. Poi quando tutti capirono dove si trovavano, grazie anche al blocco dei giocatori più esperti, siamo ripartiti. Inizialmente facemmo due o tre vittorie all'ultimo minuto, il derby e un'altra, furono episodi che ci permisero di respirare e prendere fiducia, da allora ricominciammo a vincere non subendo gol per tante partite".