MILANO – Dal trasferimento di Daniel Maldini all’Atalanta a quello last minute di Riccardo Sottil al Milan, Beppe Riso è uno dei procuratori che più hanno mosso questo mercato invernale. “È stata una sessione bella e intensa, come non se ne vedevano da tempo. Il Milan ha cambiato molto. La Juve si è rafforzata. Delle big, quella che aveva meno necessità di aggiungere giocatori era l’Inter, già fortissima”.
E il Napoli?
“Anche vendendo si può rinforzare una squadra e De Laurentiis lo ha già dimostrato in passato. È vero soprattutto quando si ha in panchina un allenatore di personalità, come Conte, che è un valore aggiunto. E poi Neres, che gioca nello stesso ruolo di Kvara, è fortissimo”.
Quale club si è mosso meglio?
“Scelgo il Como. Ha lavorato davvero bene. Nel tempo ha cambiato rotta. Oggi si muove sempre su profili interessanti”.
Un affare che l’ha stupita?
“Kolo Muani alla Juve. Non era facile, vista la concorrenza. E Ausilio, come sempre, è bravo a portarsi avanti. Prenotare Petar Sucic per giugno è stata una bella mossa”.
Fra le operazioni che ha fatto lei, quale è stata la più brillante?
“Sottil al Milan è stata quella più sofferta. Vederlo in maglia rossonera è stata una grande soddisfazione. Era difficile ed è andata in porto”.
Un colpo che è sfumato?
“A un certo punto su Cristante c’erano sia la Juve sia l’Inter, ma entrambe avrebbero dovuto fare cessioni che alla fine non hanno fatto. Una buona notizia per la Roma, che può contare su un senatore, un potenziale capitano, un uomo di personalità ed esperienza. Almeno fino a giugno”.
Quanto c’era di vero nell’ipotesi del trasferimento di Frattesi alla Roma?
“Era una mia idea. O, se preferite, una mia forzatura. Ho visto Davide triste perché si aspettava di giocare di più e mi spiaceva troppo. Mi sono messo al lavoro cercare alternative per lui e non solo in Italia. Quando si parla di Frattesi è normale che l’ipotesi Roma vada considerata, ma avevo delle soluzioni importanti anche in Liga e soprattutto Premier League. Se l’operazione si fosse fatta, avrei provato a portare Cristante all’Inter. Ma tutto si è fermato per volontà di Davide, che tiene troppo a restare in nerazzurro. La squadra si sta giocando tutto, è una delle più forti d’Europa. Sa di poter vincere ancora tanto a Milano”.
Sulla gestione di Frattesi in questi mesi lei ha subito molte critiche. Cosa risponde?
“Che io devo sempre fare il bene dei miei calciatori. Davide è un ragazzo di cuore, di sentimento. L’ho visto in difficoltà, l’ho messo in condizione di decidere e lui ha scelto l’Inter. Non l’ho forzato. Penso di averlo aiutato a capire che dove sta, sta bene. E l’ho capito anche io”.
A giugno cosa succederà?
“Difficile dirlo. Giugno è lontano e nel calcio le cose cambiano in fretta”.
È vero che Rovella ha avuto un’offerta importante dalla Premier League?
“Più di una, ma le squadre non le dico. Non mi stupisce, di giovani play così forti in Europa ce ne sono pochi. Ma non sarà facile spostarlo, per almeno due ragioni. La prima: con Lotito è sempre dura. E lui ama la Lazio alla follia, si trova benissimo, non vede nient’altro. È proprio laziale”.
Tonali, dopo mesi difficili per la squalifica, sta facendo una grande stagione al Newcastle. Pensa tornerà mai in Italia o la Premier è la sua dimensione?
“Sandro è uno dei migliori centrocampisti al mondo. Ormai ha un valore che difficilmente i club italiani potranno permettersi. Per lui immagino una carriera lontana dalla Serie A”.
Col Papu Gomez vi sentite ancora?
“Certo, sempre, è un mio assistito e un amico. Lavoriamo per il futuro. Presto finalmente finirà la squalifica dovuta a un’enorme ingiustizia. La carriera di un campione e di un uomo di valore non può finire così”.
Lucca è pronto per il salto in un grande club o ancora un po’ di Udinese può fargli bene?
“Il presidente Pozzo preferisce aspettare, prima l’Udinese deve salvarsi. Ma sa che succederà. Ha già fatto esperienza all’Ajax, ha un mercato internazionale. Si vuole migliorare, lavora tantissimo, è da top club”.
Baldanzi sembrava destinato a lasciare Trigoria. Sono cambiate le cose con l’arrivo di Ranieri?
“Sinceramente io ho provato a farlo partire. Lo cercavano a Firenze e al Milan, ma alla Roma si sono opposti. Dicono che diventerà un loro titolare”.
Col calcio giocato, come se la cavava?
“Sono arrivato dalla Calabria a Milano per giocare, ma ero scarso. Un attaccante alla Di Natale (ride, ndr), ma fra lui e me ci sono diverse categorie. Facevo la prima ma avevo il fisico da terza. Sono arrivato al massimo al Saronno”.
Come ha cominciato a fare il procuratore?
“Ci sono arrivato dopo tanti mestieri, dal magazziniere al rappresentante di infissi. Facendo il cameriere allo stadio di San Siro e in un ristorante in zona Repubblica a Milano, ho fatto le conoscenze giuste. Mi dicono che anche Fiorello abbia fatto pianobar fra tavoli e piatti di portata. Evidentemente porta fortuna. Magari arrivo a Sanremo”.
Che rapporto ha con Adriano Galliani?
“Per me è un maestro, gli sarò grato per sempre. Mi ha trasmesso valori e principi. Da lui ho imparato lo stile nelle trattative. Quando devo decidere qualcosa di importante, mi chiedo: cosa avrebbe fatto Galliani al mio posto? Appena posso, scappo da lui. Ogni incontro mi fa crescere. È uno di quei rari uomini che con una parola può cambiarti la vita”.
Che effetto le fa vedere il Monza che in una sola sessione ha venduto Bondo, Pablo Marí e Maldini?
“Hanno provato a dare una scossa, cercando volti nuovi. È facile sostenere che stiano smantellando, ma non è così. Di fronte a offerte importanti, hanno fatto bene a far partire alcuni calciatori. È quello che Sean Sogliano ha fatto al Verona lo scorso anno. E alla fine si sono salvati”.
Dove può arrivare Daniel Maldini?
“Il suo trasferimento all’Atalanta è stata un’intuizione di Gasperini, dei Percassi e di Tony D’Amico, uno dei migliori ds italiani. Ha qualità, forza, tecnica, struttura. In mano al Gasp può diventare un grande attaccante europeo”.
Poi ci sono le promesse: Camarda, De Pieri, Lavelli, Comotto. Come si fa a conquistare la fiducia di ragazzi così giovani e delle loro famiglie?
“Dieci minuti fa mi ha chiamato il padre di De Pieri per ringraziarmi del lavoro fatto con suo figlio, che a 18 anni ha esordito in Champions con l’Inter. Il segreto è dire la verità e lavorare in modo concreto, senza mai dimenticare che i sogni dei ragazzi sono delicati, non vanno danneggiati. I più giovani hanno alti e bassi e questo va rispettato. Vederli arrivare nei grandi club è un’emozione enorme. È il bello del mio lavoro”.