MILANO – Zvonimir Boban a ruota libera: sul suo Milan, su quello attuale, sulla cacciata di Maldini: “Una pagina vergognosa, fatta in maniera vergognosa. Indecente, inaccettabile e potrei dire altre mille cose brutte. Per loro Paolo rappresentava l’ultimo ostacolo per fare quello che volevano”, le parole del croato in riferimento al licenziamento di Maldini avvenuto nel giugno del 2023, poche settimane dopo aver raggiunto una semifinale di Champions League. Boban individua nella cessione di Tonali al Newcastle un altro elemento chiave: “Paolo non l’avrebbe mai lasciato andare. Perché il ragazzo è milanista. Quando li avevamo contattati mi disse che non sarebbe mai andato alla Juventus e all’Inter. Paolo e Ricky Massara lo prendono a una cifra super per un giocatore del genere. Lasciare un simbolo così, poi dopo lo scudetto…”.
Boban, l’arrivo, l’addio, lo scudetto
Boban riavvolge il nastro e torna a quando il Milan nel 2019 lo chiamò come dirigente: “Io lascio la Fifa, Paolo mi chiama quando Leonardo va via. Maldini voleva andare via, gli dissi: ‘Sei più tu Milan del Milan che c’è oggi, non puoi andare via’. Così sono partito per Milano, felice di tornare nella società che amo profondamente. Non sono nato milanista – le sue parole in un’intervista al canale YouTube di Milan Hello – ma lo sono diventato. Arrivo, mi rendo conto che la squadra va rinnovata e di fatto in sei mesi abbiamo cambiato 13 giocatori. Era chiaro che non eravamo completi, infatti dopo il mercato dico in un’intervista che i bimbi da soli non possono giocare. E in società erano abbastanza arrabbiati. Ma ho dovuto dirlo perché era giusto così, non potevano crescere da soli e infatti a gennaio prendiamo Kjaer e Ibrahimovic, due innesti fondamentali per tutto il viaggio verso lo scudetto. Io lascio due mesi dopo per le ragioni che i milanisti sanno. Senza quei due, soprattutto senza Zlatan, nulla sarebbe stato creato di quel Milan che va verso lo scudetto e anche verso un’identità. Che Pioli, pur con tante cose sulle quali non ero d’accordo, è riuscito a inculcare”.
Boban: “Delegittimati da un’imboscata”
Boban continua: “Quando mi sono accorto che qualcosa non andava? Dall’inizio. Già con Paolo quella volta a casa quando mi hanno raccontato come funzionava mi sono detto: ‘Allora dobbiamo lottare contro la nostra proprietà per il bene del Milan’. E Paolo mi fa: ‘Più o meno’. Avevo firmato un contratto di tre anni, dovevano essere: il primo di pulizia, il secondo di stabilità e il terzo di competitività. Ma loro dopo tre mesi ci hanno quasi delegittimato con un’imboscata, come l’ha chiamata Paolo. Ma il fondo funziona così: se compro a 10 domani deve valere 15, non c’è logica, non è gente di calcio. Non è cattiveria, è che non capiscono di calcio”.
Gli affari organizzati ma sfumati
L’ex dirigente racconta anche come sceglievano i giocatori: “C’era un accordo con Paolo: lui aveva più da dire sui difensori. Invece sull’inquadratura tattica io, che ho giocato centrocampista in tutti i sistemi, capivo meglio certe dinamiche. Alla fine, sceglievamo insieme i giocatori, non c’è mai stato un giocatore preso senza che l’altro non fosse d’accordo. L’affare Saelemaekers è stata simpatico, ho fatto tutto io: operazione da 6 milioni, diventata poi da 8 e qualcuno lo dovrà spiegare forse un giorno. Devo dire, per non essere inelegante, che ho fatto delle cose con Furlani molto strane, nel senso che dovevamo convincere Gordon Singer a lasciarci almeno un po’ di soldi dalla vendita di Suso e di Piatek”. Poi un retroscena su un paio di colpi sfumati: “Personalmente sono andato a chiudere Dani Olmo. Non hanno voluto farlo, era gennaio 2020. Eravamo d’accordo in tutto, si doveva alzare qualche cifra, ma era un affare da 18 milioni più 2 di bonus. Il ragazzo non chiedeva nemmeno troppo, ma dopo si doveva pagare qualcosa di più e alla fine non ho avuto alcuna risposta, quindi era chiaro che era un no. Poi abbiamo preso anche Szoboszlai, accordo su tutto: 20 milioni della clausola col Salisburgo. Avevamo chiuso l’affare, il ragazzo voleva venire subito: negato. Ho dovuto dirgli: ‘Guarda, vediamo per l’estate’. Lui deluso, voleva venire subito al Milan”.
Boban e la causa col Milan per il licenziamento
Su Moncada, attuale dt del Milan aggiunge: “Lui è un ottimo scout o capo scout, ma i giocatori li sceglievamo noi. Lui te li presentava e non entrava mai nel merito, anche elegantemente. Perché non è il suo, cosa ne sa lui di quello che vuol dire giocare a San Siro?”. Boban è stato licenziato dal Milan per giusta causa: “Come è andata a finire? La giusta causa non sussiste, è stato dimostrato. Nel secondo grado è stata tolta la parte che il Milan doveva pagarmi per i danni alla mia reputazione. Però la giusta causa, che è la cosa più importante per me, non esiste. Adesso ci dobbiamo ancora incontrare per chiuderla in santa pace”.