Edoardo Bove è tutto in quattro parole. Vojo tornà a giocà. Le ha dette ad Alessandro Ferrari, direttore generale della Fiorentina, uno degli uomini più adulti di lui che il ventiduenne romano ha preso a modello. Come papà Giovanni. Come il presidente del suo primo club. Per fargli visita all’ospedale Careggi, Ferrari ha dovuto indossare mascherina e camice. Perché è vero che Bove non è più intubato, è vigile e finalmente parla, dopo il maledetto incidente al minuto 17 della partita contro l’Inter. Ma è vero anche che resta in terapia intensiva, almeno fino a oggi, poi gli esami diranno se potrà trasferirsi in un’altra stanza del reparto di cardiologia.
Fiorentina in campo contro l’Empoli
“Vuole tornare a giocare e me lo ha detto così, in romanesco – ha raccontato il dirigente viola – lo ha ripetuto al telefono anche al presidente Rocco Commisso, che è a New York ma gli è vicino. E ai suoi compagni, esortandoli a tornare in campo mercoledì in Coppa Italia contro l’Empoli”. Domani saranno di nuovo in campo nello stadio del dramma: al Franchi, la Fiorentina affronterà l’Empoli in Coppa Italia. Ma già ieri i giocatori si sono allenarti al Viola Park. Nessuno aveva dormito, a muoverli era la voglia di non deludere Edoardo.
Ha chiesto di vedere la Roma in tv
Bove ha chiesto di potere vedere in tv la Roma, perché non è un segreto che il primo grande amore – non l’unico, e la curva Fiesole lo sa – sia giallorosso. Ha rassicurato chi gli stava vicino e gli vuole bene. Se e quando potrà tornare in campo, lo diranno i medici. C’è tempo. Intanto può ispirarsi a esempi belli, come quello di Eriksen, tornato a brillare in Premier League dopo che il suo cuore si è fermato a Euro 2020. Ma ogni storia clinica è diversa. Quella di Bove è cominciata con poche parole: arresto cardiaco dovuto a torsione di punta, con bassi livelli di potassio nel sangue. Forse ha influito una botta in uno scontro di gioco. Più probabilmente, no. Ma quello che conta è il futuro, che il crollo in campo ha cambiato ma non cancellato. Vojo tornà a giocà. Come quando da bambino correva dietro al pallone della Boreale, zona Camilluccia, Roma nord. Il sogno è ancora quello.
I compagni di squadra in visita
Al suo fianco si alternano il padre Giovanni, che fosse per lui non lo lascerebbe un secondo, mamma Tanya, i fratelli, la fidanzata Martina. Poi Raffaele Palladino, il suo allenatore, fra i primi ad arrivare in mattinata. E il presidente della Figc Gabriele Gravina, che ha aspettato come tutti in anticamera, perché in tanti in stanza non si può stare. È stato lui a dire, di fronte all’ospedale: “Sta bene, questa sera guarderà la Roma”, come se il secondo fatto fosse sintomo del primo. I compagni sono passati quasi tutti, da Cataldi, il primo a soccorrerlo in campo, a De Gea, che lo conosce da qualche mese appena, ma già gli vuole bene. Allontanandosi dall’ospedale ripeteva quasi a rassicurare se stesso “sta meglio, sta meglio”, con gli occhi che brillavano. Si sono fermati sulla soglia gli ultrà viola, che sui social hanno paragonato Edoardo, per spirito, a Giovanni delle Bande Nere.
Il messaggio lasciato da un ragazzo
Il calcio, si vedrà. Intanto è chiaro che il ventiduenne potrà tornare a fare le cose normali, parola che in circostanze come questa è dolce come il miele. “L’ho visto normale”, ha detto il presidente della Regione, Giani, come riferisse di un prodigio. Nel comunicato ufficiale di club e ospedale, il concetto è espresso così: “Edoardo dopo aver passato una notte tranquilla, è stato risvegliato ed estubato. È sveglio, vigile ed orientato”. Più poetico il messaggio che un ragazzo ha appeso a un cartello stradale di fronte all’ospedale, scritto a mano su un foglio A4: “L’estate scorsa ho passato tre mesi nelle stanze dove ti tengono adesso. So bene come ti senti, la voglia di uscire e tornare a fare ciò che più ami è gigantesca”.
La Fiorentina torna in campo domani in Coppa Italia contro l’Empoli, al Franchi.