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Calcio e fallimenti, stipendi troppo alti. Ma dal 2026 giro di vite…

Calcio e fallimenti: nella stagione 2009-2010 addirittura 22 club non erano riusciti ad iscriversi al campionato di serie C. Ora, d’accordo, la situazione va meglio ma intanto Brescia, Spal e Lucchese sono fuori dal calcio professionistico (per la Lucchese è il quarto fallimento in 16 anni). La Covisoc in questi giorni sta completando i controlli. Al posto del Brescia, che dovrebbe ripartire dall’Eccellenza, verrà ripescato il Ravenna. Al posto della Spal ci sarà l’Inter under 23 e al posto della Lucchese dovrebbe toccare la Pro Patria. Non si sa ancora che fine farà Milan Futuro, retrocesso in D dopo aver speso tanti soldi. Altri club si stanno iscrivendo a fatica al terzo torneo professionistico ma non hanno certo una situazione florida. La scorsa stagione Taranto e Turris si erano perse a metà campionato. Brutta immagine.

La situazione più drammatica sovente si ha con le squadre che retrocedono dalla B alla C. In serie B c’è una media ingaggi di 10-12 milioni (una squadra quest’anno ne ha spesi 50 e non è stata nemmeno promossa…). In Serie C molti club spendono 2-3 milioni di ingaggi, altri di più se puntano alla promozione. Il costo del lavoro è troppo alto ma diventa difficile abbassarlo. La Lega di C punta al salary cup, un percorso che però chiede tempo.

Il piano d’attacco per risanare (tentare di risanare…) il sistema-calcio è stato già deciso. Fra Gabriele Gravina e Matteo Marani, presidente della Lega C, c’è piena sintonia, e questo aiuta: ma gli effetti per ora non si vedono molto, sono state solo aumentate le fideiussioni per potersi iscrivere al campionato. Dal 2026-27 cambia tutto: scatteranno i nuovi indicatori e secondo alcuni esperti potrebbero escludere molte società in serie C (e metterne in difficoltà magari alcune anche in B). Ci sarà un chiaro giro di vite, verranno chiesti parametri molto più rigidi. Ma era necessario. Anzi, forse andava fatto prima.

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