Eberechi Eze ha vinto un torneo di scacchi. Poiché la notizia è stata data con risalto dai media internazionali, dalla Bbc al Guardian all’Athletic, dobbiamo dedurne, se la legge non è stata abrogata, che si tratti di un caso di “uomo che morde il cane”, di qualcosa che sovverte l’ordinarietà. Come disse un capitano ai marinai che gli segnalavano: «Guardi, i delfini!», «Chiamatemi quando tra le onde vedrete i camosci». La cosa straordinaria sarebbe che Eze è un calciatore, trequartista del Crystal Palace e a sprazzi della nazionale inglese. Non ha battuto i maestri, ma altre celebrità, in una serie di sfide on line organizzate per diffondere il gioco tra i giovani. Tuttavia è risultato il migliore, portandosi a casa ventimila euro di premio e superando quota mille nell’equivalente scacchistico del ranking (niente di che, ma è qualcosa). A chi gli ha fatto notare il suo frequente ricorso al cosiddetto attacco est-indiano ha risposto di averlo imparato da Olise, suo ex compagno ora al Bayern. Al Palace dovevano essere tutti aggressori di cani.
Perché stupisce questa pur contenuta abilità? Avrebbe avuto lo stesso risalto la vittoria di un influencer o di un musicista? Probabilmente no. Eppure Pasolini giocava a pallone, Lukaku arrocca. Non è per dire: Romelu lo fa davvero. E come lui Salah, Pulisic, Griezmann, su su fino a Ronaldo e Messi. Alexander-Arnold ha perfino sfidato il campione del mondo Magnus Carlsen, perdendo in 17 mosse, è vero, ma molti che si credono furbi avrebbero ceduto prima. Inarrivabile resta Simen Agdestein, campione di Norvegia a 15 anni, gran maestro a 18, mentre segnava 8 reti per la squadra di Oslo e che poi ha giocato in nazionale e contro Kasparov.
Lo stupore è spesso figlio del pregiudizio. Va ammesso che il filosofo-atleta lo patisce meno del suo opposto. E che non bisogna confondere l’intelligenza con la cultura. Uno può aver passato la gioventù ad allenarsi o a fare lavori pesanti anziché a studiare, ma se poi gli spieghi le regole magari ti fa l’apertura del barbiere e lo scalpo al cervello in tre minuti. La scacchiera distoglie da altri pensieri, aiuta la concentrazione e, in caso uno diventi allenatore, si fa metafora. Guardiola infoltisce la parte centrale, Flick sposta tutti i pezzi avanti, Mourinho mette il pullman davanti al re. Di fatto giocano a scacchi/calcio, anche se l’incrocio è immaginario. Esiste invece scacchi/pugilato. Molto popolare in Russia. Anni fa ho assistito al campionato siberiano. Provate a dire al pugile, mentre muove la torre: «Non pensavo che voi bestioni…».