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Campionato di A, la riforma di Abodi prevede una sola tv

Un autunno caldo si preannuncia nel mondo dello sport, e soprattutto in quello del calcio. “Stiamo ultimando i confronti con Mef e Mimit: nel mese di settembre verrà presentata ufficialmente la bozza e svanirà l’equivoco. Questo vuol dire semplicemente l’inizio di un percorso, perché si tratta di un disegno di legge delega che avrà un suo iter e consentirà a tutti di dare un contributo, fermo restando che noi abbiamo un’idea per le nuove regole sulla gestione dei diritti audiovisivi nel calcio e la mutualità di sistema, collegata anche al miglioramento delle infrastrutture”: il pensiero chiaro del ministro per lo sport e i giovani Andrea Abodi in occasione del meeting di Rimini. Argomento, appunto, la mutualità e la tanto attesa riforma dei diritti televisivi. “Si è trattato di una piccola tempesta in un bicchiere d’acqua -aggiunge il ministro-sarebbe bastata una telefonata per capire che si trattava soltanto di una bozza condivisa con gli altri ministeri coinvolti, uscita per il comportamento di un impiegato infedele del ministero (quale non si sa, ndr)”. Riferimento alla lite in merito alla mutualità: la Lega di A, coi diritti tv, non ha intenzione di tirare fuori altri soldi per venire incontro gli altri sport, fra cui soprattutto il basket. Davvero è stato solo un equivoco? Di sicuro c’era stato un comunicato durissimo da parte di Ezio Simonelli, presidente della Lega di serie A, in ottimi rapporti con Gabriele Gravina (si sono visti anche in vacanza in Sardegna). E qualche presidente di A voleva addirittura le dimissioni del ministro. Tutto congelato, per ora. Si tenterà presto la via del dialogo.

“Cercheremo di dare ogni supporto affinché migliori il prodotto e crescano i ricavi nel rispetto del bene più prezioso, i tifosi – ha sottolineato ancora Abodi-. La mutualità nel nostro Paese è di gran lunga la più bassa in Europa, ma credo che dovremmo mettere in condizione tutti, anche la Serie A, di migliorare il sistema: la percentuale che va a beneficio delle altre Leghe deve essere vista solo nell’ottica di finalizzazione del miglioramento delle infrastrutture, dei settori giovanili”. Si vogliono dare insomma più soldi agli sport professionistici, che poi oltre al calcio sono di fatto solo basket, ciclismo e golf (non c’è nemmeno il volley), ma il calcio che conta, quello di serie A, non ci sta affatto. E il braccio di ferro potrebbe continuare in maniera pesante. Ma il nodo cruciale sono soprattutto i diritti tv che tengono in piedi il Circo del pallone: quelli della serie A scadono nel 2029, ora Dazn paga per la parte più consistente 700 milioni all’anno, Sky 200 milioni per sole tre partite a giornata. La legge attuale prevede il “no single buyer rule”, vale a dire l’obbligo di non vendere ad un singolo operatore. Con la nuova legge la Lega di A potrebbe invece vendere tutte le partite in esclusiva ad una sola televisione. Quanto sarebbe disposta a pagare Dazn per diventare monopolista? Oltre un miliardo? E Sky potrebbe permettersi di uscire del tutto dal campionato di serie A di cui per anni è stata leader? Lo scontro fra questi due colossi della pay tv potrebbe giovare non poco alle casse della Lega. O almeno lo sperano i presidenti di serie A. Sarebbe una autentica rivoluzione rispetto ad adesso. Una solo emittente che trasmette tutte le partite, ovviamente a pagamento (non in chiaro come vorrebbe De Laurentiis).

Spiega appunto Abodi: “Ci sono due elementi che sono stati trascurati, due fattori importanti presenti nella bozza. Innanzitutto l’eliminazione dell’obbligo di non vendere ad un solo operatore: nell’ottica di consentire alla Serie A di essere dinamica, flessibile e commercialmente più efficace abbiamo proposto di togliere questo vincolo perché tante cose sono cambiate nella tecnologia. La norma cercherà poi di regolare gli eventi strategici, di valore nazionale, che dovranno essere trasmessi anche in chiaro (fra cui ad esempio la Nazionale di calcio, ndr). Bisogna avere una visione più ampia delle cose: nel mese di settembre l’equivoco svanirà nel nulla”, assicura il ministro. Non sarà comunque una trattativa facile e durerà non poco, andranno sentite tutte la parti. Abodi è uomo del dialogo, vero, ma non dimentichiamo che ci sono altri ministeri di mezzo e tantissimi interessi…

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