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Cannavaro e Gattuso, duello in Croazia tra amici mondiali

Con la Dinamo Zagabria, il Pallone d’oro 2006 lancia la sfida all’Hajduk guidato da un altro dei campioni di Berlino

MILANO – «Dei primi giorni a Spalato ricordo due cose: il caldo feroce e le cicale». Poi il clima si è addolcito, facendosi infine gelido per il vento d’inverno. Al frinire delle cicale si sono sostituiti i cori dell’infuocata Torcida dell’Hajduk. E Rino Gattuso si è innamorato dei luoghi, della gente e dei tifosi. Che sono la città intera, perché non esiste auto senza gagliardetto, bar senza bandiera o muro senza scritta della squadra più amata della Croazia con l’eccezione della capitale Zagabria, consacrata alla Dinamo. Solo che sulla panchina della rivale storica dell’Hajduk è arrivato un ex compagno di squadra, un amico, il suo capitano della notte di Berlino 2006, l’ultimo Mondiale vinto dall’Italia. Fabio Cannavaro è stato presentato venerdì al Maksimir, il vecchio tempio della Dinamo, proprio mentre Gattuso, dopo la sosta, ritrovava la sua squadra.

I due ragazzi di Lippi più cosmopoliti

Tra gli allievi di Lippi sono i due allenatori più cosmopoliti. Cominceranno a prepararsi in parallelo — l’uno in Turchia a Antalya e l’altro in Spagna a Alicante — alla lunga corsa per vincere il campionato, col Rijeka terzo incomodo. Cannavaro non fa finta che sia una gara qualsiasi, anche se la sua prima partita sarà in Champions, il 22 a Londra con l’Arsenal, e pure la terza, il 29 in casa con il Milan: «Ho parlato con Rino, è soddisfatto della sua esperienza in Croazia. Le sue squadre hanno un’identità chiara, affrontarlo sarà un ostacolo in più, ma possiamo rimontare». La classifica dice che l’Hajduk, dopo 18 giornate, è in testa insieme al Rijeka e che la Dinamo, ancora in ballo per un posto nei play-off di Champions, ha 7 punti in meno. La squadra di Zagabria ha vinto 18 degli ultimi 19 campionati: l’Hajduk ci è riuscito l’ultima volta nel 2005.

Uno strano inseguimento iniziato nel 2010

La vicenda di questo strano inseguimento tra Gattuso e Cannavaro comincia dalla Nazionale. Da capitano dell’Italia che si preparava al Mondiale 2010 in Sudafrica, Fabio firmò al Sestriere il contratto con l’Al Ahli Dubai, i cui emissari si erano presentati nel ritiro azzurro con l’intento di ingaggiare Rino, che però, a 32 anni, riteneva troppo precoce l’addio al Milan e suggerì dunque il trasferimento sul Golfo Persico all’amico. Per il quale iniziò così — dopo aver smesso di giocare vinse il primo campionato all’Al Ahli, da vice del romeno Olaroiu — la carriera da allenatore d’Oriente: guadagni, vittorie in Cina (un campionato, una Supercoppa, una promozione in Superleague) e una complicata via italiana: prima l’infelice parentesi in B al Benevento, poi la scorsa stagione all’Udinese, raccolto in corsa e salvato. Gattuso in estate stava andando in Arabia, poi ha sterzato verso la Dalmazia su chiamata dell’allora ds Kalinic, suo ex centravanti al Milan. Le cose non erano cominciate bene, tra l’ex interista Perisic messo fuori rosa e il divorzio di Kalinic col club. Il tecnico ha raddrizzato la nave affidandosi al fuoriclasse al crepuscolo Rakitic, 36 anni, ex Barcellona.

La passione di Gattuso per il mare

Se il cosmopolita Cannavaro sembra inseguire l’Est, il cosmopolita Gattuso sembra inseguito dal mare, lui nato e cresciuto sullo Ionio: è approdato a Palermo, Creta, Pisa, Napoli, Valencia e Marsiglia: «L’attrazione evidentemente esiste. In vacanza le camminate dalla casa di Marbella coi miei cani mi riconciliano col mondo. Berlino è il passato, stupendo e indelebile. Ma ho scelto di ripartire da zero, rimettendomi in gioco». Le eccezioni sono state il Sion e il Milan. La squadra non eccelsa del ciclo del misterioso Yonghong Li, la Champions sfumata per un soffio e il filo spezzato, come poi è accaduto a Napoli, dove ha vinto la Coppa Italia. Tra le fake news che l’hanno riguardato gli stipendi non pagati all’Hajduk, dove invece arrivano regolarmente. In passato ha sopperito alle amnesie economiche dei dirigenti (a Creta e a Pisa), mentre al Milan ha rinunciato allo stipendio residuo a patto che lo staff venisse pagato. La filosofia di Cannavaro è simile: «Solo con qualità, impegno e sacrificio arriva il successo». Non a caso ha scelto un hobby faticoso, la bici: «Pedalo per tenermi in forma». L’hanno visto sfrecciare tra i tornanti della Costiera Amalfitana. Frinivano le cicale. E nessuno immaginava lo sprint croato con Gattuso.

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