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Caressa per poco non si strozza: le urla al gol di Zaccagni

La rubrica “Eurovisioni”

Con la trama disperata per entrare nelle prime sedici squadre di Europa, avessi detto, con la Rai che tiene per tutto il giorno su RaiPlay in prima pagina il film dell’Europeo di tre anni fa, con la pubblicità azzeccata del Gaviscon poco prima dell’inizio, con lo spot caro al Ministro Lollo degli azzurri che si intrufolano nella stanzetta buia piena di cibo italiano, il risultato alla fine è questa sofferenza totale. E Caressa che urla come non ha mai urlato (“Zaccagni! Miracolo!) e poi quasi si strozza (“Mi stavo uccidendo”) subito dopo lo può dire: “Beppe! Torniamo a Berlino”.

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Ieri sera sul canale Sky affittato a Dazn – il 214 – veniva trasmessa Bologna-Lecce dell’ultimo campionato. E nel primo tempo la tentazione di cambiare canale a un certo punto si è fatta concreta.

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“Sul gol di Modric i nostri marcavano Calafiori” (Spinoza.it)

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Zaccagni a parte, l’unico momento divertente della giornata: su Sky c’è Di Marzio in piazza a Lipsia con i tifosi, ne intervista uno e quello se ne esce con “dobbiamo andare in finale. Se non ci andiamo è un fallimento”. Di Marzio non ci sta, prova a contestarlo, quello ribadisce, Di Marzio finisce con l’alzare la voce e alla fine vorrebbe dargli il microfono in testa, ma si trattiene.

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Sempre nell’ottica di appoggio totale alla missione azzurra, tutti gli inviati della Rai si sono passati la voce e hanno deciso che nelle sedute pre-partita, o poco prima di entrare in campo, gli azzurri hanno sempre facce decise, convinte, concentratissime, entusiaste. Nello stesso momento però il telespettatore sta guardando anche lui le facce dei giocatori, l’impressione è sempre un po’ un’altra.

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Domenico Marocchino ieri a Dribbling Europei ha spiegato di non avere libri sottomano in quanto li ha venduti tutti. E ha aggiunto: “E come diceva Borges, l’unico libro che non si regala è il proprio diario”. Così, di botto, senza senso.

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Ma si è riscattato un attimo dopo. Soprattutto qualcuno doveva pure assumersi la responsabilità di dirla: “Spalletti ha scelto Retegui. E la speranza lui ce l’ha nel nome: Rete-Gui”.

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Sempre a Dribbling hanno questi rapidi interventi esterni con personaggi più o meno in vista dello spettacolo o della musica che girano col telefonino dei selfie-video, o come si chiamano, nei quali incitano gli azzurri. L’effetto è sempre devastante, ma l’altro giorno quando a fare gli auguri è sbucato Paolo Mengoli ci si è francamente commossi.

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“Visti i tempi, la Nazionale ha pensato bene di diventare una squadraccia” (Spinoza.it).

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