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Cesare Prandelli: “Motta saprà risollevare la Juve, al Milan manca un dirigente che aiuti Conceiçao”

Intervista all’ex ct della Nazionale: “Napoli favorito per lo scudetto, Inter e Atalanta possono stupire in Champions perché sono solide. La panchina non mi manca, guardo le partite e passo tanto tempo con i miei nipotini”

ROMA — Cesare Prandelli, cosa pensa della nuova Champions?

“Mi piace questo format, è affascinante, dà più opportunità alle squadre di mettersi in mostra. Non è facile essere sempre competitivi quando giochi ogni tre giorni, ma mercoledì vedere 18 partite in contemporanea, quasi tutte decisive, è stato uno spettacolo coinvolgente”.

Come giudica il sorteggio dei play-off?

“Le italiane hanno tutto per vivere da protagoniste la seconda fase. Inter e Atalanta sono squadre solide, hanno più certezze. Juventus e Milan sono in un momento difficile, ma possono farcela”.

Lei ha gestito personalità complicate come Balotelli e Cassano, con cui è arrivato in finale agli Europei del 2012. Perché Conceiçao sta faticando tanto con il Milan?

“Le società molto spesso delegano, ma devono essere presenti, supportare in modo visibile un allenatore, far capire anche ai giocatori che ha la loro fiducia. I grandi dirigenti non risolvono i problemi, li prevengono. Il problema del Milan è che ci sono figure importanti in società, ma non di campo. Non vedo dirigenti presenti tutti i giorni a Milanello. Galliani c’era sempre, così come Maldini. Conceiçao avrebbe un compito più semplice se ci fosse qualcuno quotidianamente pronto ad aiutarlo. Anche perché i rossoneri, potenzialmente, sono tra i più forti in Serie A”.

Cosa pensa della Juventus?

“Hanno deciso di operare un cambiamento totale in estate, non è semplice trovare in pochi mesi gli equilibri giusti. Sul piano del gioco, vogliono superare la metà campo palleggiando: ogni tanto potrebbero anche cercare ripartenze veloci, passaggi in verticale. Bisogna saper usare entrambi i registri. Il calcio sta andando in questa direzione, la Juve deve provare a seguirla. Ho molta fiducia in Thiago Motta, sono sicuro che saprà trovare presto il sistema giusto”.

Con lei alla Fiorentina Vlahovic è sbocciato. Cosa gli sta mancando?

“Non vedendolo giorno dopo giorno è difficile dare un giudizio. I numeri fino a poco tempo fa erano dalla sua parte, poi è chiaro che alla Juve si richiedano tanti gol. Deve capire cosa vuole da lui Motta e cercare di adattarsi. È un centravanti completo: sa partecipare alla manovra, attacca la profondità. A Dusan voglio bene, tifo per lui”.

E Chiesa, ai margini al Liverpool?

“Gli infortuni che ha avuto gli hanno tolto un po’ di potenza. È uno dei pochi calciatori italiani in grado di saltare l’uomo in velocità. Sarebbe importante recuperarlo”.

Le piace invece il calcio di Inzaghi?

“Simone si è evoluto molto, è cresciuto. Tutti i giocatori dell’Inter partecipano alla costruzione del gioco, attacca con tanti giocatori. Ha dimostrato di avere idee interessanti e non si è mai fermato. Va in difficoltà solo con le squadre che si chiudono dietro. Altra nota di merito: il gruppo è compatto, non c’è mai una polemica”.

Come vede il derby di domenica?

“Imprevedibile, nonostante il momento che vive il Milan. E spettacolare: entrambe sanno far divertire i tifosi”.

Invece nella corsa scudetto chi è davanti?

“Il Napoli: ha il vantaggio di giocare una volta a settimana, possono sfruttare questo fattore. Oltre all’Inter, terrei nel discorso anche l’Atalanta: sarà una corsa a tre. Marzo, con tanti scontri diretti, sarà decisivo”.

Lei ha smesso di allenare nel 2021 per un disagio che non le permetteva “di essere ciò che sono”. In Australia Sinner ha vissuto difficoltà simili: quanto pesano queste dinamiche sul rendimento degli atleti?

“Faccio fatica a parlarne, perché non conosco il problema che ha avuto Jannik. Questi grandi campioni arrivano spesso al limite sia fisico sia psicologico. Bisogna stare attenti, Sinner è un professionista serio e saprà valutare bene tutto”.

Come sta oggi, le manca un po’ il calcio?

“Sto benissimo. Il calcio mi manca, è stata la passione della mia vita. Ma non ho nostalgia della panchina. Seguo le partite, passo tanto tempo con i miei nipotini. Posso essere presente per loro: faccio il nonno e sono felice così”.

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