Milano – Il maestro José, quando rispose «non sono un pirla» a chi gli chiedeva di Lampard, aveva già alzato una Champions col Porto. L’allievo Cristian, vinta la sua prima partita europea da allenatore, ha risposto, citando, «io non sono scemo». La domanda era: «Quando sei arrivato all’Inter, volevi giocare col 3-5-2?». A completare il cortocircuito fra il vate di Setubal e il discepolo di Resita è il fatto che a interrogare il tecnico, dopo il 2-0 sull’Ajax, sia stato il compagno di triplete Pandev su Sky.
Il pragmatismo di Chivu
In quel «non sono scemo» c’è tutto il pragmatismo di Chivu, che al Mondiale per club ha fatto esperimenti, inserendo uno o due trequartisti, ma quando si fa sul serio si affida al modulo di Inzaghi. Al via ad Amsterdam c’erano tutti i titolarissimi del suo predecessore, tranne Pavard, rimpiazzato dal più anziano Akanji, Acerbi, sostituito dal trentatreenne De Vrij, e Lautaro. Se il capitano non avesse avuto mal di schiena, è probabile che non avremmo vissuto l’esordio europeo di Pio Esposito.
L’esperienza per uscire dal tunnel
Chivu sa cosa rischia. Dopo la sconfitta con la Juve, i bookmakers raccoglievano scommesse sul prossimo allenatore dell’Inter e i procuratori proponevano candidati, a partire da Palladino. L’ex difensore di Mourinho per serrare i bulloni si è affidato ai meccanici esperti che nelle ultime quattro stagioni hanno vinto sei trofei, fra cui uno scudetto, e sono arrivati a due finali di Champions. E il «necessario ringiovanimento» di cui ha parlato il presidente Beppe Marotta presentando la stagione?
I giovani possono attendere
Il mercato, oltre a Esposito, ha portato i 21enni Sucic e Bonny, Diouf, di anno in più, e Luis Henrique, che ha compiuto i 23. Nessuno era titolare in Olanda. E i due che hanno messo piede in campo — Sucic e Bonny — lo hanno fatto all’87’. Contro la Juve, al via, l’età media era di 30 anni e cinque mesi. Il primo nuovo acquisto under 30, Bonny per Lautaro, è stato lanciato dopo un’ora. I tifosi apprezzano la schiettezza di Chivu. «Un allenatore non deve fare danni», ha detto saggiamente ad Amsterdam. Resta da capire se questo approccio piaccia davvero a Marotta: in panchina avrebbe voluto Fabregas, che a Como non si fa problemi a schierare dall’inizio i ragazzini Ramon, Rodriguez e Alex Valle. Nico Paz non vale, perché lo farebbe giocare chiunque, Chivu compreso.
Un calendario che consente qualche rischio
E visto che essere pragmatici significa anche essere ragionevoli, è probabile che darà soddisfazione al suo presidente. Il calendario consente qualche rischio: Sassuolo, Slavia Praga, Cagliari, Cremonese. Ma è chiaro che dopo la sosta per le nazionali, contro Roma e Napoli, tornerà a proporre una versione riveduta (poco) e corretta (quasi niente) dell’Inter di Inzaghi, che la partita con l’Ajax non è riuscito a vederla, perché nella caldissima Riad a settembre ci si allena la sera. Ma se l’avesse guardata, avrebbe avuto un déjà vu.