Al Maradona c’è in palio una fetta di scudetto e d’incanto ritorna di moda il made in Italy: il gioco si fa duro e gli italiani cominciano a giocare. La serie A era e rimane multietnica, con i calciatori stranieri che finora hanno monopolizzato il 70 per cento dei minuti effettivi del campionato. Ma al dunque a contendersi primato e titolo sono due tra le formazioni maggiormente identitarie, con il Napoli che si affida nel gran galà del Maradona (55 mila spettatori e 2 milioni d’incasso al netto della quota abbonati, doppio record stagionale) a Meret, Di Lorenzo, Buongiorno, Spinazzola, Politano e Raspadori e l’Inter che risponde con Acerbi, Bastoni, Dimarco e Barella. In totale fanno 10 titolari su 22 con in tasca il passaporto nazionale: oltre il 45 per cento, in controtendenza netta e non casuale rispetto alla media generale.
Azzurri e nerazzurri hanno infatti puntato forte sulla filosofia autarchica in campo (“Il nostro obiettivo principale è stato creare questo zoccolo duro”, ha detto di recente Beppe Marotta) e pure in panchina, affidandosi rispettivamente ad Antonio Conte e Simone Inzaghi. Negli spogliatoi e in campo si comunica in madrelingua e ne beneficia — risultati alla mano — la chiarezza. È una bella notizia pure per la Nazionale di Luciano Spalletti, che avrà la possibilità di attingere da serbatoi con benzina tricolore.
Il Napoli punta su Raspadori
Il primato in classifica appena perduto e il sorpasso subito proprio dall’Inter hanno paradossalmente restituito la serenità alla squadra di Conte, che si è riappropriato del ruolo di outsider con cui aveva cominciato il campionato. “Stare in alto è un motivo di orgoglio, dobbiamo goderci il momento senza pressioni. Siamo dispiaciuti solo per il secondo tempo di Como, in cui sono mancati fame e cattiveria. Ci siamo dovuti sudare tutti i punti che abbiamo. Il Napoli è una squadra che per vincere non si può permettere di mollare neppure per un attimo”, ha sottolineato il tecnico, evitando con cura la parola scudetto. “Questa partita però sarà influente, siamo in tanti in pochi punti. L’Inter? È molto forte e ci farà capire dove siamo, chiedo ai giocatori di uscire sempre dal campo con la consapevolezza di aver dato il massimo. Gli avversari possono batterci perché sono stati più bravi, non perché hanno avuto più voglia”. L’emergenza continua a mordere e c’è il rebus della sostituzione di Anguissa (ballottaggio tra Billing e Gilmour). Sarà invece ancora Raspadori — gol a Lazio e Como, con dedica a Spalletti — a prendere il posto di Neres.
L’Inter ha gli esterni contati
I nerazzurri arrivano dalle vittorie col Genoa e in Coppa Italia con la Lazio. Ma non basta per il morale. La ferita aperta sono gli scontri al vertice. “La sfida non è decisiva, con 36 punti in palio, ma sposterà tantissimo. Negli scontri diretti dobbiamo fare di più”, ha detto Inzaghi. Ha fatto i complimenti a Conte, definendolo “ottimo allenatore”. Ha difeso Lautaro, alle prese con il labiale in video durante Juve-Inter che rischia di costargli una multa: “Non gli ho mai sentito dire una parolaccia”. Poi ha aggiornato la conta degli assenti: Sommer, Augusto, Darmian e Zalewski. Tranne il portiere, sostituito da Martinez, tutti esterni. Simone potrà schierare l’Inter migliore con un unico dubbio in attacco — Thuram, in ripresa da un infortunio alla caviglia, è stato provato nell’undici titolare — ma i problemi cominceranno se uno degli uomini di fascia dovrà essere sostituito.