Vista da un oblò, l’ammiraglia del campionato mostra all’interno storie e personaggi inediti. Antonio Conte è il primo italiano allenatore manager. All’inglese. Ruolo che si è disegnato in meno di un anno, dall’ottobre 2023 quando De Laurentiis gli offrì d’urgenza la panchina del glaciale Rudi Josè Garcia. È tutto chiaro il 27 giugno a Palazzo Reale: Conte è già nel doppio ruolo, presenta sia stesso che il Napoli futuro. Il presidente è lì che ascolta. Non triste ma sereno per il virtuale esonero. Sa di aver placato i tifosi, non volevano altri che lui. E dopo aver vinto uno scudetto quasi tutto suo, ordina il secondo su commissione. Consegna il club ad uno specialista, 4 vinti tra Juve e Inter ed uno in Premier con il Chelsea.
Dopo 7 gare, i patti sono rispettati. Il cronoprogramma dell’appalto vede il Napoli già primo in classifica, 16 punti ora, 17 con Spalletti, lieve il divario della media punti, 2,42 nell’autunno 2022, venerdì dopo la quinta vittoria sul Como 2,28, sesto risultato positivo di fila. Tra i due Napoli è cambiato poco o quasi tutto. I titolari sono gli 8 undicesimi dello scudetto, con gli acquisti Buongiorno, Lukaku, McTominay. Prima riflessione: ci voleva tanto? Bastava indovinare gli acquisti invece di bruciare decine di milioni per ascoltare l’Ufficio Scouting demolito con ruspe. Ha tentato di sostituire Kim con Natan, quindi gli altri.. Cajuste, Lindstrom, Traorè. Spariti tutti. Resiste solo Mazzocchi dei mercati 2023 condotti non si sa da chi, tra Maurizio Micheli o lo sbiadito Mauro Meluso. Nessuno poteva davvero sostituire Cristiano Giuntoli fuggito con Spalletti dopo lo scudetto.
Il primato attuale fa giustizia di troppe illusioni. Paga ma risorge De Laurentiis. Ha avuto umiltà, meriti e genialità per superare il disastro del decimo posto a 41 punti dall’Inter con un colpo dei suoi. Lascia i comandi ad Antonio Conte accettando condizioni severe. Campagna tutta del vero manager. Totale 145,50 milioni, con il caro 31enne Lukaku e lo svincolato Spinazzola. Ingaggi da 140 lordi per un gruppo più anziano e senza Champions, circa 15 per il folto e qualificato staff, compreso il fratello di Conte.
Con Costantino Coratti, eccellente la sua preparazione atletica. Conte arruola anche Lele Oriali, campione del mondo 1982, il gendarme gentile di uno spogliatoio proibito ad agenti e dirigenti. Come denunciò l’onesto Calzona quel Napoli era fuori controllo. De Laurentiis cede persino i suoi poteri al manager. Ma recupera primato, serenità e un’idea di calcio che rialza un club svalutato, finito nel caos. Il Napoli già riprende quota in un calcio osservato dalle banche d’affari americane. Che rabbia però, l’anno scorso con a bordo 8 titolari ancora oggi da primato affonda per una strana congiura: onnipotenza al vertice, incapacità dei funzionari, anarchia tra giocatori. De Laurentiis inventa il commissario, sembra quello giusto e rispetta i patti con il classico passo laterale.