Prima o poi, sulla questione del nuovo Papa tifoso giallorosso servirà un chiarimento definitivo. Non si scherza con queste cose, non si scherza con il Papa, né con la Roma. E per esempio, a XXL di Italia 1 hanno dedicato alla vicenda un servizio con il seguente titolo: “La seconda fede di Leone XIV”.
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Tra i vari fattori da superare, e legni da toccare, per l’Inter che si apprestava alla semifinale di ritorno, non va sottovalutata l’intemerata – legittimamente – orgogliosa e un minimo autoprotettiva di José Mourinho. Che alla vigilia del match di San Siro ha ricordato il suo Inter-Barcellona di allora, esprimendo la convinzione che”non ci potrà mai essere niente di più epico”.
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Davide Possanzini, eccellente giocatore ai tempi, oggi allenatore in serie B con il Mantova. Squadra che l’altra settimana è scesa a Salerno ed è incappata in una sconfitta per 2-0. Ma a fine gara il tecnico ha rilasciato la dichiarazione più strepitosa degli ultimi anni, esprimendo con convinzione la frase: “Se togliamo i due gol che abbiamo subito, era una partita da zero a zero”.
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Il calcio internazionale si è tolto un peso che affliggeva un po’ tutti, e con lo scudetto tedesco andato al Bayern Monaco finalmente l’ottimo Harry Kane ha vinto qualcosa in carriera. Siccome è girato molto un video nel quale Kane cantava in spogliatoio We are the Champions – una sorta di attacco nucleare alle orecchie – forse si è capito perché il destino non gli faceva vincere nulla.
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Serie B del Venezuela, la gara è Puerto Cabello-Portuguesa, viene annullato un gol per fuorigioco. Purtroppo non c’è il Var. Ma quelli della tv che trasmette la gara non si perdono d’animo: e uno sventurato tecnico decide di far tracciare sullo schermo una linea di propria creazione. L’effetto è esilarante, con una retta che, ha detto qualcuno, era parallela solo al condominio che si vede dietro le gradinate. C’è mezzo web del Sudamerica che sta sghignazzando ancora adesso.
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“Viva il Papa americano, Viva il tennis italiano” (Cartello di un tifoso ecumenico agli Internazionali di Roma).
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“Un’ultima cosa: ma è vero che lei aveva il vezzo di giocare senza le mutande?” . “No, in realtà in campo le portavo, era nella vita quotidiana che non le mettevo mai”. (Intervista a Enrico Albertosi, La Gazzetta dello sport)