Il titolo di raccattapalle più famoso d’Italia lo detiene da una cinquantina d’anni Domenico Citaroni da Ascoli. In un pomeriggio di gennaio del 1975 si mise in testa di aiutare Costantino Rozzi e Carlo Mazzone a rimanere in serie A. L’occasione gli capitò quando Beppe Savoldi, implacabile cannoniere del Bologna (aveva già fatto doppietta quel giorno, il risultato era di 1-3), evitò il portiere Grassi e depositò in rete l pallone del poker finale. Il 13enne Citaroni quasi d’istinto ricacciò la palla fuori, lo stopper Castoldi la spazzò via e arbitro e guardalinee incredibilmente non si accorsero di nulla. Irripetibile, impossibile ai tempi del Var e del calcio sotto centomila lenti.
Il raccattapalle aiuta Klinsmann a parare il rigore
Il raccattapalle moderno deve reinventarsi, trovare nuove strade, persino inventarsi consigliere dei giocatori. Ed ecco che arriva Ivan. Ha 13 anni anche lui, è a bordo campo nelle gare del Cesena. Quando vede Cerri, centravanti dalla stazza imponente della Salernitana andare sul dischetto, si mette a confabulare con Jonathan Klinsmann, figlio dell’ex bomber dell’Inter Jurgen e portiere dei romagnoli. “Secondo te dove il rigore dove lo tira?”, chiede il portiere. “Per me calcia alla tua destra, vai Jonathan, sono sicuro che lo parerai”, la risposta. Detto, fatto: tiro, parata e ringraziamenti del buon Jonathan con tanto di maglia donata.
Il “passaggio” di Caprari per Mancini ai tempi della Roma
Non proprio una cosa di tutti i giorni. Per trovare un giocatore così collaborativo, bisogna probabilmente risalire al giocatore del Monza Gianluca Caprari: quando aveva 14 anni ed era alla Roma, fu velocissimo nel mettere il pallone sulla bandierina mentre la difesa del Palermo organizzava le marcature. Il risultato fu che Taddei ci mise un istante a battere il corner e Amantino Mancini ancora meno a segnare.
Passarella e il calcio al raccattapalle
Cosa poco ripetibili anche questa con le nuove regole. Ora ci si limita a mettere la palla negli appositi contenitori (cinesini) a bordo campo, dove gli stessi giocatori raccolgono la palla per giocarla. Una regola tesa a evitare perdite di tempo. Una sorta di punizione per la categoria, che indubbiamente non sempre ha vissuto storie romantiche come quelle di Ivan. Non fu ad esempio particolarmente romantico Daniel Passarella, che in Sampdoria-Inter particolarmente rovente datato 1987, sferrò addirittura un calcio a raccattapalle doriano Maurizio Piana. El Caudillo argentino si beccò la gogna pubblica e soprattutto 6 giornate di squalifica. Non fu romantico neanche Bernd Leno, che non fu intenerito neanche dal clima natalizio. Durante il Santo Stefano della Premier, con il suo Fulham preso a pallonate a Bournemouth, se la prese con un tenero raccattapalle capitatogli a tiro rifilandogli uno spintone.
La trovata di Foulke
Già, l’Inghilterra. È lì che hanno introdotto i cinesini, ma soprattutto è lì che sono stati inventati i raccattapalle. L’idea venne a William Foulke, portiere dello Sheffield United a cavallo tra i secoli 19 e 20, detto ‘Fatty’ per i parecchi chilogrammi oltre il peso forma alimentati da mangiate e bevute fuori controllo. Era solito mettere dietro la porta due ragazzi di taglia solitamente piccola in modo da far risultare alla vista degli attaccanti ancora di più la sua, gigantesca. Poi iniziò a impiegarli per recuperare i palloni. Personaggio istrionico, in una gara fu obbligato dall’arbitro a cambiare la sua casacca, uguale a quella degli avversari. Non avendone un’altra, si mise addosso un lenzuolo bianco, non prendendo gol e di fatto dando il via alla definizione clean sheet ancora molto in voga oggi. Altra particolarità, aveva un carattere piuttosto irascibile. Insomma, Citaroni con lui non se la sarebbe cavata a buon mercato. Savoldi invece lo perdonò, e il ragazzino ebbe anche la gloria di una ospitata alla Domenica Sportiva.