ROMA – Si è mossa la città. Bologna mercoledì fa un salto nella capitale dietro alla sua squadra: arriveranno all’Olimpico in trentamila, il maggior esodo in 116 anni di storia rossoblù. Come hashtag dello sbarco è stato scelto “si muove la città”, stampato anche sulle sciarpe celebrative, un verso rubato a Lucio Dalla nella canzone che ambientò e dedicò proprio a Roma, La sera dei miracoli, quella che sperano di vivere qui i bolognesi. La loro playlist è all’altezza, tra Cesare Cremonini e Luca Carboni in viaggio dopo aver appena interpretato assieme una canzone per San Luca, la basilica nello skyline dei cuori petroniani che si affaccia proprio sullo stadio Dall’Ara. Ancora incerto, più sì che no, Gianni Morandi, che ha declinato l’invito a cantare l’inno di Mameli sul campo per ovvie ragioni (evitare i fischi della metà avversaria prima e quelli della sua metà dopo, in caso di sconfitta…).
Le famiglie di Bulgarelli, Fogli e Janich
Il Bologna ha invitato alla sua cresima calcistica tutti i parenti e le vecchie glorie, da Roberto Baggio a Beppe Signori, in uno stadio dove ha lasciato l’impronta, insieme alle famiglie dei leggendari Bulgarelli, Fogli e Janich, protagonisti dello scudetto vinto a Roma nel 1964 nello spareggio contro l’Inter. Quella di mercoledì sera è la prima finale che il Bologna si gioca in 51 anni, tanti ne son passati da quella di Coppa Italia vinta sempre all’Olimpico sul Palermo ai rigori. Una carestia tanto lunga è la ragione per cui l’appuntamento viene vissuto con un’eccitazione e un’enfasi onestamente sproporzionate, neanche fosse una finale di Champions, che fanno tenerezza e raccontano delle decennali sofferenze patite in una storia di nobiltà rovinosamente decaduta. Tutto questo sentimento di orgoglio ritrovato è stato bravo a raccontarlo Vincenzo Italiano al presidente della Repubblica martedì mattina al Quirinale: “Porto qui l’entusiasmo di tutta una città. I bolognesi miei coetanei hanno vissuto i successi del passato solo con gli occhi dei padri, delle madri, dei nonni. Ne hanno sentito parlare come un’età dell’oro quasi irripetibile. Questo senso di comunità è il contributo più alto che il nostro sport può dare al di là dei risultati” .
Tifosi rossoblù dal Giappone
“Ormai — dice Luca Carboni — abbiamo alzato il nostro livello e siamo entrati in quella dimensione che ci mancava e che meritavamo. Quindi ringrazio i giocatori a prescindere per averci ridato la possibilità di essere di nuovo orgogliosi dei nostri colori”. Arriveranno tifosi rossoblù da tutto il mondo, da Rostock come da Miami o dal Giappone, ma il Bologna conta anche, come tutti i Davide, sulla simpatia del pubblico neutrale. “Sarà una grande stagione, a prescindere” ribadisce anche Eraldo Pecci, che con l’ultimo rigore firmò l’ultima Coppa Italia del ’74. Ma prima di prescindere, Bologna se la gioca: è una città che non ama muoversi per niente.