Quando un fuoriclasse straniero alza il sipario su Napoli scopre sempre una città che nel crepitar di mortaretti ribadisce un’unicità, sfodera l’antico orgoglio e coltiva motivate speranze di gloria. Oggi Kevin De Bruyne, ieri tanti altri. Più di tutti lui. Nei giorni dell’annuncio di Diego Armando Maradona al Napoli – l’estate della gioia del 1984 – in città comparvero svariati striscioni artigianali di benvenuto. Il più misterioso recitava: “Anche i ricchi piangono per Maradona – I tifosi di via Foria”. E c’era pure la firma: “Pasquale O’Barone e Albertuccio”.
Quei 53 giorni di trattativa estenuante per Diego
Nei giornali la lunga e tormentatissima trattativa – 53 giorni, dall’11 maggio al 30 giugno – con scarsa fantasia venne ribattezzata “Operazione San Gennaro”. Alle 18.31 del 5 luglio l’apparizione del Pibe de oro al San Paolo. Sessantamila in adorazione. Disse: “Buonasera napoletani”, quindi calciò un pallone bianco verso la curva. La traccia del pallone nel cielo indicò un qualche paradiso. Definitiva la sensazione del popolo in giubilo: così felici non lo saremo mai più.
La bellezza totale di Krol
Quando nel 1980 – alla riapertura delle frontiere – l’olandese Ruud Krol sbarcò a Napoli aveva trentuno anni, una bellezza normanna, l’aria sgualcita del viveur. Girava in Bmw, fece strage di cuori, all’Hotel Excelsior pattuglie di ragazze stazionavano in attesa di un cenno, uno sguardo un po’ più lungo del solito, la scossa improvvisa di un’allusione. Dell’urlo, “Rudi-Rudi”, che in quegli anni accendeva il San Paolo, ancora oggi vi è l’eco. La sua popolarità raggiunse vette altissime. Durante il referendum sull’aborto del 1981, in città giravano fogli ciclostilati che avvisavano: “Tifoso che voti per l’aborto, pensaci. E se la mamma di Krol avesse abortito?”.
Sivori il primo incendiario di Napoli
Ma il primo vero campione a incendiare di entusiasmo Napoli, innescando l’inevitabile miccia del riscatto sociale e pallonaro, fu Omar Sivori, che aveva lasciato la Juventus, dopo la rottura con Heriberto Herrera. Un servizio dell’Istituto Luce, in quell’estate del 1965, lo raccontava come l’alfiere di un Napoli che “avrebbe fatto tremare gli squadroni del Nord”. Alla stazione di Mergellina ad attenderlo c’erano ottomila tifosi. Le cronache del tempo danno contezza dei “tifosi che giunti dall’estrema periferia si abbandonano a eccessi riprovevoli”. Per evitare la folla, Sivori fu caricato di peso in una camionetta della polizia. Quel giorno tre persone, investite dallo zigzagare della camionetta, finirono al pronto soccorso.
Guai a non chiamarlo Careca
Nel 1987 il brasiliano Antonio Oliveira Filho detto Careca sbarcò a Fiumicino accompagnato dall’allora ds Luciano Moggi. Un gruppo di tifosi intonò un coro chiamandolo confidenzialmente Antonio. Il centravanti corrugò la fronte, Moggi fece cenno di no con la mano, il capo ufficio stampa del Napoli, Carlo Juliano, corresse gli sprovveduti – erano altri tempi – e spiegò che era Careca il suo nome di battaglia. Certo che essere argentini, a Napoli, facilita le cose. Per la presentazione di Gonzalo Higuain nell’estate del 2013, prima dell’amichevole tra Napoli e Galatasaray, il presidente Aurelio De Laurentiis fece “‘o sciò”, all’insegna dello spettacolo e del business. Arruolò un gruppo di cheerleader e quelle ballarono, al ritmo di “‘O sudato ‘nnammurato”. Al San Paolo De Laurentiis annunciò il nuovo acquisto personalmente, sfilando il microfono allo speaker: “…Gonzalo lo spagnolo, Gerardo il napoletano. Un’equazione che si coniuga con un solo nome: Higuain”. Era andata peggio, al presidente, qualche anno prima quando, sempre microfono alla mano, aveva lanciato strali contro i tifosi che lo fischiavano per un mercato che ritenevano insoddisfacente, nella sera della presentazione di Ezequiel Lavezzi al Trofeo Birra Moretti. In Curva B venne srotolato uno striscione – “Basta virtualità, vogliamo una squadra degna di questa città” – che si fece assai apprezzare dai cultori della rima baciata.