Per affrontare con serenità l’avanzamento del progetto e l’inserimento dei nuovi arrivi, la Juventus si è affidata ai senatori, ricevendo quello che fino a oggi non aveva ottenuto. Nella vittoria contro il Manchester City la vera protagonista è stata la vecchia guardia: non i nuovi arrivi, tra infortuni e percorsi di inserimento ancora in corso d’opera, ma Danilo, Vlahovic, Locatelli, McKennie. Tra chi era ai margini del gruppo, come il capitano, a chi è indispensabile non tanto per le sue qualità ma per la sua unicità, come il centravanti serbo: quattro prestazioni che schiariscono l’orizzonte bianconero e regalano fiducia per il futuro.
Danilo, strepitoso contro il suo passato
Il grande protagonista della vittoria contro il Manchester City è stato Danilo, tornato improvvisamente il capitano trascinatore di una volta: contro il suo passato non ha sbagliato nulla. Non si ricordava una sua prestazione di questo livello dallo scorso 15 maggio, quando la Juventus vinse a Roma la Coppa Italia in finale contro l’Atalanta: da quel momento il capitano era stato la controfigura di sé stesso. Nel mercoledì sera dell’Allianz Stadium, invece, il brasiliano ha stupito fin dal primo minuto, tornando a occupare la posizione di terzino sinistro e alzando una diga insormontabile, che ha retto a tutte le incursioni dei Citizens, che fossero di Bernardo Silva, Gundogan, Walker. Se le sensazioni e le impressioni possono trarre in inganno, i numeri non mentono mai: 5 palloni recuperati, quasi 10 chilometri percorsi, 6 duelli vinti, 1 tiro in porta, 59 tocchi in una partita a bassissimo possesso. Segnali di una svolta.
Il duello con Haaland, vinto da Vlahovic
Il gol che ha stappato la partita, facendo affiorare le paure del City e rafforzando le certezze della Juventus, è stato il colpo di testa di Vlahovic con la complicità di Ederson. Eppure, la prestazione del centravanti, che ha vinto lo scontro tra bomber con il fuoriclasse Haaland, sarebbe stata comunque sufficiente anche senza la rete del vantaggio. Quando non ha pressione sulle spalle, come spesso capita quando gioca in Champions contro avversari fortissimi o in condizioni particolari (si veda Lipsia, con la doppietta in 10 contro 11), il serbo non ha paura di sporcarsi le mani e di lottare per i compagni. Questo gli permette di essere dentro la partita, di avere la testa pronta a sfruttare le occasioni, le situazioni che si creano. Vlahovic ha tenuto botta mantenendo la calma nonostante una partita passata a inseguire gli avversari, a sgomitare con Dias e Gvardiol, a prendere colpi senza indietreggiare. Fino all’occasione che gli si è presentata sulla testa e che potrebbe essere il punto di svolta della sua stagione e di quella della Juventus: secondo i numeri di Opta, è il giocatore di Serie A che ha segnato più gol tra tutte le competizioni da inizio 2024, arrivando a 22 reti in quest’anno solare.
Locatelli e McKennie, due modi di interpretare il ruolo
Impressionante anche la prova di Locatelli, che ha iniziato nel migliore dei modi, strozzando una delle poche occasioni capitate sui piedi di Haaland in avvio. Da quel momento il centrocampista è entrato in trance agonistica, iniziando a macinare chilometri con la capacità di trovarsi sempre al posto giusto nel momento giusto. Sei contrasti vinti, due tiri respinti, 2 passaggi chiave, la capacità di essere sempre nel raggio d’azione delle incursioni del City: la prestazione del mediano bianconero è stata un concentrato di intensità, senso tattico, rabbia agonistica e intelligenza. Un modo di interpretare il ruolo completamente diverso da quello di un altro eroe della notte di Champions, l’americano McKennie, tornato a disposizione dopo l’infortunio giusto in tempo per segnare il bellissimo gol che ha dato il via ai festeggiamenti e ha acuito la crisi della squadra di Guardiola. Giusto qualche giorno prima della sfida con il City, sui social della Juventus era stato riproposto il suo gol contro il Barcellona in Champions, praticamente identico per esecuzione e bellezza. Da emarginato a eroe di Champions.