Come fa un allenatore a lavorare senza panchina? Bisogna chiedere spiegazioni a Luke Williams, tecnico dello Swansea City fino allo scorso febbraio. Dopo la separazione con il club gallese di Championship (la seconda divisione inglese), Williams è ripartito subito. Dall’aeroporto. Letteralmente, perché adesso è a tutti gli effetti un impiegato dello scalo di Bristol, dove aiuta i passeggeri disabili a orientarsi per il terminal. “Sono uscito dalla mia zona di comfort”, rivela Luke a Bbc Sport. “Sto cercando di spingermi oltre, facendo qualcosa di completamente diverso”. E non lo fa certo per denaro: l’allenatore londinese (44 anni) è in gardening leave, quindi una sorta di congedo stipendiato post licenziamento. Ma fermo non riesce proprio a stare. Troppo forte la sua etica lavorativa: “La motivazione è tutto”, aveva spiegato al Guardian in un’intervista dello scorso anno. Così riesce a dare significato a una vita senza panchina, lontano dal campo e dai riflettori: “Volevo fare qualcosa di significativo con il tempo che ho a disposizione”.
Tutti i mestieri di Williams
Stare a casa? Non se ne parla. Non per lui, che ha provato qualsiasi tipo di mestiere per farsi strada nel mondo. “Da giovane mi capitava di lavorare anche venti ore al giorno”, racconta. Per tirare fuori uno stipendio dignitoso, mentre allenava i bambini a Hackney (nell’est di Londra) faceva le consegne per conto di British Home Stores, una catena di grandi magazzini. E ancora l’autista di minibus, dall’aeroporto in città e viceversa. Sono le mille vite di Williams, “ma nulla è cambiato”. Non la mentalità, sicuramente. “Se ti presenti e ci provi abbastanza, qualcuno ha sempre un lavoro per te e potrebbe darti una possibilità”. È questo il suo motto per la vita: “Sforzati davvero tanto in qualsiasi ambito, dalla guida dei camion alla gestione della panchina dello Swansea”.
Cinque interventi al ginocchio
La ricetta per la felicità non prevede ingredienti costosi. Non per chi è partito da zero, lasciando gli studi a 16 anni (a scuola veniva emarginato, agli esami non si presentava mai), senza neanche diplomarsi. “Ero in grado di sopportare quasi tutto pur di avere un tetto sopra la testa e qualcosa da mangiare”. Da piccolo voleva fare il calciatore, ma un infortunio glielo ha impedito: tra i 19 e i 23 anni subisce cinque interventi al ginocchio. Come se non bastasse, si frattura un’anca in un incidente d’auto. E la vita sociale, nel mondo dei grandi, non comincia proprio nel migliore dei modi: disturbo da stress post-traumatico dopo essere stato pugnalato durante una serata nel nord di Londra. Gli allenamenti lo salvano: “Mi sono reso conto di quanto fosse gratificante fare il coach”. E quando gli chiedono quale sia il segreto del successo, risponde: “Ammo”. Chi è? Un ex artigliere conosciuto ai tempi dello Swindon Town, la prima squadra che Williams ha guidato in carriera.
Williams aspetta una panchina
Ammo non ha mai smesso di lavorare per il suo club, neanche quando gli è stato diagnosticato un cancro terminale. Un atteggiamento che ha cambiato la prospettiva di Luke sulla vita: “Amavo già la mentalità da guerriero, Ammo l’ha portata a un livello totalmente diverso”, spiega. Per questo negli ultimi mesi ha scelto l’aeroporto. Per non fermarsi. Anche se qui non guida, si lascia guidare. Da chi ne sa di più, come Sergio, il suo collega italiano, tifoso del Napoli “felicissimo per lo scudetto e l’ingaggio di Kevin De Bruyne”. Insieme aiutano i passeggeri a orientarsi nel terminal, “col sorriso”. Perché “vivere a contatto con le persone è molto meglio di starsene a casa”. In attesa della prossima esperienza in panchina: “Sono pronto a ricominciare”. Nel dubbio però, ha frequentato anche un corso da elettricista.