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Dalma Maradona: “Perché non posso entrare nello stadio intitolato a papà?”

“Amo questa città mi piace tornarci e con i napoletani ho un bel rapporto. Ma De Laurentiis non mi consente di vedere dal vivo una gara del Napoli”

Pensi a Diego Maradona ed ecco che compare Dalma. Impossibile non riconoscerla: ha gli stessi tratti del viso del Pibe. Ma la somiglianza non è solo fisica. Nel guizzo dialettico c’è tanto di Diego che ha sempre sfidato i potenti senza mai curarsi delle conseguenze.

Dalma si affida all’ironia per sintetizzare i rapporti con il Napoli che suo padre ha reso grande. È stato il capitano dei due scudetti, ma con l’attuale società non c’è dialogo. Non è cambiato molto dal 30 maggio, quando lei e gli altri 4 eredi legittimi (la sorella Giannina, Diego junior, Jana e Diego Fernando) hanno inaugurato il parco tematico a Bagnoli senza la possibilità che la riproduzione virtuale dell’ex Pibe de Oro indossasse la maglia azzurra. Dalma è in città per partecipare a Per Sempre Diego, la quarta edizione del premio dedicato a suo padre – che si è svolto sulla Msc World Europe – scomparso prematuramente il 25 novembre 2020 a 60 anni, ma presente ovunque in città. Un blitz di qualche ora (oggi tornerà a Buenos Aires assieme alla sorella Gianinna) che è un balsamo rigenerante per la primogenita di Diego e Claudia Villafane.

Dalma, qual è il suo rapporto con Napoli?

«Ho vissuto qui fino al 1991. Avevo quattro anni. Non posso ricordare tante cose».

Ci pensa la gente a farlo…

«Assolutamente sì. È incredibile il calore dei napoletani».

È stata al murale?

«Sempre. Mi piacciono i Quartieri Spagnoli e la vitalità che si respira. E poi devo andare a salutare papà. È un appuntamento fisso».

Discorso diverso per lo stadio.

«Vero, io lì non posso entrare. Eppure è dedicato a mio padre e porta il mio cognome».

Come mai?

«Credo sia iniziato tutto quando il Napoli ha realizzato la maglia con il volto stilizzato di mio padre. Noi ci complimentammo ma chiedemmo dei soldi come sfruttamento dei diritti d’immagine. Li avremmo utilizzati per fare beneficenza. E l’avremmo fatta in Italia, a Napoli. Avremmo aiutato una scuola o un ospedale di bambini. Papà non si è mai tirato indietro, ma De Laurentiis disse di no».

E da allora cosa è successo?

«Mi è stato vietato di entrare allo stadio nel dicembre 2021, quando stavo girando il mio documentario. Eppure sono stata nello stadio dell’Argentinos Juniors e in quello del Boca ovviamente. Volevo farlo pure a Napoli, è stata una parte importante della carriera di mio padre, forse la principale».

Non avete avuto l’autorizzazione a utilizzare la maglia del Napoli neanche per il parco tematico di Bagnoli.

«Sì, c’erano soltanto due foto di mio padre in azzurro. Assurdo».

I napoletani, invece, adorano Claudia, Dalma e Gianinna.

«Questo sentimento è ricambiato. Mio padre è ovunque. Si respira Maradona in ogni strada. Peccato dover tornare subito a Buenos Aires».

A proposito di Argentina, che novità ci sono per quanto riguarda il processo sulla morte di suo padre?

«Ancora nessuna. In Argentina la giustizia è molto lenta. Il processo riprenderà a marzo 2025, speriamo che possa concludersi entro un anno. Le prove sono evidenti. Tra l’altro adesso i procedimenti penali sono diventati due».

In che senso?

«L’infermiera Gisela Madrid ha chiesto di essere giudicata da una giuria popolare, al contrario degli altri 7 imputati».

Questo può rallentare l’epilogo?

«Non credo. Anzi noi contiamo molto sulla testimonianza dell’infermiera. Ha voglia di parlare».

State pensando pure a un Mausoleo dedicato a vostro padre a Buenos Aires.

«Sì, abbiamo avuto tutte le autorizzazioni per il trasferimento della salma. Speriamo di realizzarlo nel 2025».

Il Napoli può vincere lo scudetto?

«Speriamo. Mi fa piacere per il primo posto in classifica della squadra di Conte. Papà sarebbe di sicuro contento, ha sempre desiderato un Napoli vincente. Personalmente mi accontenterei invece solamente di venire a vedere una partita allo stadio».

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