La prima volta da solo. Davide Ancelotti non è più solo il secondo di papà Carlo, ma ha una panchina tutta sua. È lui il nuovo allenatore del Botafogo, che ha esonerato Renato Paiva al termine di un brutto Mondiale per club. Resta in Brasile, vicino al padre ct della Nazionale verdeoro, ma lascia il posto da vice. Trentasei anni il prossimo 22 luglio, ha firmato un contratto fino alla fine del 2026, debutterà in panchina già sabato nel derby di Rio con il Vasco da Gama.
Sarà emozionato, certo, ma le sensazioni per uno plasmato da Ancelotti sono attutite. Carlo ha piena fiducia nel figlio che ha cresciuto a sua immagine e somiglianza. Lo ha preso al suo fianco ai tempi del Psg, nel 2012, come preparatore atletico. Nell’esperienza successiva, al Bayern Monaco, Davide lo ha affiancato in panchina e da lì non si è più mosso. Lo ha anche sostituito un paio di volte, quando il babbo era squalificato, col Napoli contro la Roma e col Real Madrid contro il Celta Vigo. Tante volte ha ricevuto critiche, alcune probabilmente preconfezionate per l’etichetta da figlio di: “Sono un privilegiato e voglio onorare il nome che porto. Lavorare con mio padre genera molte aspettative e questo mi dà motivazione, voglia di farcela”, ha sempre replicato lui.
Gli scontri con papà Carlo
La sua carriera da calciatore ha vita breve. Davide gioca col Milan Under 19 e col Borgomanero, poi cambia rotta e decide di affiancare il padre. Lo fa per 13 anni in cui vince 12 trofei tra Bayern Monaco e Real Madrid. Nel tempo è cresciuto, al punto da arrivare ad essere la voce più ascoltata da papà Carlo nel suo staff. Ormai per ogni decisione Ancelotti senior si girava verso la panchina per chiedere consiglio al figlio. Un dialogo continuo, per molti decisivo per i successi che ha ottenuto il Real in questi anni. “Quando siamo faccia a faccia nelle riunioni tecniche sono molto severo con lui. Abbiamo confronti duri, lo rimprovero pure se è il caso”, ha raccontato. Ma la qualità che tutti a Madrid gli hanno riconosciuto in questi anni è la capacità di creare empatia con i giocatori. Forse aiutato anche dall’età, è più vicino a loro.
Davide Ancelotti, “il segreto meglio custodito del Real Madrid”
In Spagna in questa stagione il quotidiano As lo ha definito il “segreto meglio custodito del Real Madrid”. Perché? “Svolge un ruolo fondamentale. Sebbene molti lo riconoscano come il figlio di Ancelotti, la sua vera forza risiede nella capacità di costruire solidi rapporti con i giocatori. Il suo impegno va ben oltre quello di un semplice assistente “. Una figura in grado di fornire a Carlo “ciò che gli manca del calcio contemporaneo. Ha questa straordinaria capacità di individuare i talenti nascosti dei calciatori e di offrire una nuova prospettiva sul loro sviluppo”, racconta un giornalista spagnolo. Un esempio? Dani Ceballos, con cui ha fatto un lavoro importante. Davide non mette mai piede nello spogliatoio, lo considera un luogo sacro in cui i giocatori devono potersi esprimere. Un leader professionale e diplomatico. Pronto a giocarsi la sua prima occasione da frontman.