Hanno un tempo anche le domande. Napoli pensa davvero allo scudetto, ci crede ancora e molto, niente fa cadere la speranza di una città che quest’anno non lascia un solo posto vuoto allo stadio, che trascura i tre punti di ritardo sull’Inter, le sue vittorie sofferte ma puntuali, la fine sempre più vicina, solo 9 partite e 57 giorni al gong. Ma un’altra domanda prevale da quel mezzogiorno senza fuoco, senza gol e senza cuore del 16 marzo a Venezia. Riguarda Antonio Conte, l’uomo del grande rilancio, perché il popolo del Napoli si chiede se proprio Conte abbia ancora voglia e interesse ad allenare una squadra irresistibile fino a gennaio, in blackout a febbraio, quasi non rispondesse più ai comandi del suo frenetico pilota.
Nella conferenza di ieri un cronista lodevolmente porta Conte sui programmi. La domanda, la stessa di tutti i tifosi, ha una risposta corretta ma guardinga. «Con tutti i pregi e i difetti», premette Conte, il Napoli sa di lottare fino in fondo. Di dare il massimo. Di provarci. Bisogna credergli, combattere è il suo mestiere, vincere la sua ossessione, scoppiare di fatica è lo stile che impone ai suoi. Ma lui ha voglia di rimanere a Napoli o di andar via, i suoi vellutati rapporti con il presidente mai così taciturno e defilato meritano una replica?
Solo una perentoria vittoria sul Milan stasera può portare forse De Laurentiis e Conte oltre questo muro di cortesia, rispetto ma anche silenzio. Si delineano posizioni diverse, ma conciliabili. De Laurentiis mantiene i patti di fine giugno a Palazzo Reale. Conte parlava e lui ascoltava. L’allenatore si è preso la scena ed il proprietario del club gliel’ha lasciata gestire. Accettò l’acquisto che spostava il baricentro del potere decisionale. De Laurentiis nella sua filosofia non prevede un attaccante di fama ma trentunenne e senza ipotesi di plusvalenze. Con Osimhen da sistemare. Lukaku è stato la verifica dei patti sanciti con il ritorno di Conte nel campionato italiano. A gennaio però è successo qualcosa di nuovo e forse normale. La società ha condotto il mercato, dato l’indirizzo tecnico-finanziario con la vendita di Kvara con incasso congruo senza un ricambio di pari valore, Conte ha intanto smesso il doppio ruolo di allenatore-manager. Il Napoli è stato comunque messo in condizione di proseguire. Nei giorni degli incidenti muscolari, anche prima e dopo, si sono visti l’invenduto Raspadori, Gilmour, Neres, Billing, in rampa di lancio Okafor.
Il futuro è oltre queste nove partite. Si dovranno seguire le mosse di questa coppia ufficialmente felice. Conte con scudetto o Champions riporta il Napoli e se stesso in pista. Il club dopo un disastro tecnico di un anno e l’allenatore dopo l’esonero di marzo 2023 dal Tottenham. Ai due tocca ora decidere. Conte è in posizione di privilegio. Può scegliere. Ha una città tutta sua, una squadra da ringiovanire e potenziare. Ma ha i poteri o un impegno perché questo avvenga? Se si guarda intorno vede offerte, ma non tutte attrattive. Il Milan non sa che fare di Ibra riapparso dopo 3 settimane in un ruolo impalpabile, Paratici in arrivo, l’ad Giorgio Furlani ha la firma ma anche il veto su spese eccessive. La Juve è un vulcano ma spento. La Roma delega Ranieri. Giusto che Conte dia risposte di garbo e attesa Un franco colloquio con il presidente porterà entrambi nel futuro del Napoli. Che deve comunque cambiare. Una punta da 20 gol, un rifinitore di lusso, un difensore sinistro e un esterno destro, un jolly difensivo. Chi decide il mercato, chi vendere per far cassa, chi è il bomber dei prossimi cinque anni? Passino il Milan e queste nove partite, poi la coppia modello del 2025 dovrà parlarne. Napoli è una città in amore, aspetta risposte.