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De Laurentiis no limits, Friedkin corre ai ripari con l’arrivo di Ranieri

Il confronto tra i presidenti del Napoli e della Roma. Da una parte il modello a gestione familiare azzurro, dall’altra il business più distaccato degli americani, i giallorossi in crisi si aggrappano al terzo allenatore

ondi agli antipodi anche se la passione per il cinema li accomuna. Aurelio De Laurentiis e Dan Friedkin: realtà imprenditoriali caratterizzate dalla diversità, che si riverbera anche nel calcio. Il numero uno del Napoli rappresenta ormai una delle ultime famiglie, proprietarie di una squadra di serie A, ormai dominata dai gruppi stranieri. Il club azzurro rappresenta una delle poche eccezioni tra le realtà di vertice assieme alla Juventus e alla Lazio.

C’è un uomo solo al comando, che è De Laurentiis appunto, che ha figure di riferimento cui fare capo. È il modello decisivo per la conquista del terzo scudetto con Giuntoli e Spalletti a gestire l’area tecnica. Nella scorsa stagione c’è stato obiettivamente un corto-circuito: l’errore nell’individuare Garcia e un mercato impostato prima dell’arrivo del direttore sportivo (Mauro Meluso) hanno mandato il Napoli nel caos con tre cambi in panchina e un presidente spesso al capezzale della squadra, soprattutto i primi mesi, per provare a salvare il salvabile ed evitare un crollo verticale che poi si è realizzato.

L’arrivo di Conte ha rimesso tutto al suo posto: l’allenatore e il suo staff hanno la responsabilità della parte tecnica interfacciandosi con Giovanni Manna, direttore sportivo voluto fortemente da De Laurentiis per dare il via libera alla ricostruzione. Tommaso Bianchini, invece, è lo chief Revenue Officer della società azzurra con il compito di rendere più appetibile il marchio non soltanto attraverso il marketing. Il Napoli è con orgoglio un’azienda di famiglia: il vice-presidente è Edoardo De Laurentiis, Valentina De Laurentiis, invece, gestisce la produzione in proprio delle maglie da calcio, disegnate da Giorgio Armani, e firmate col marchio EA7 che sta rappresentando una vera e propria rivoluzione nel panorama della serie A.

La Roma è gestita invece come una classica azienda, che però si sta dimostrando carente nella gestione del settore più importante: quello tecnico. L’ultima crisi è stata infatti sportivamente drammatica e l’arrivo come salvatore della patria di Claudio Ranieri dovrà essere l’antidoto alla caduta libera dei giallorossi, dopo gli esoneri in rapida successione di De Rossi e Juric. Dan Friedkin, proprietario dal 2020, individua le figure chiave cui affidare la gestione totale con un range di obiettivi da raggiungere.

L’amministratore delegato – che si è dimesso dopo il caos De Rossi – è stato fino a settembre Lina Souloukou, il responsabile dell’area tecnica è Florent Ghisolfi, ma al di là dei ruoli è diversa proprio la concezione. De Laurentiis vive il Napoli e se ne occupa quotidianamente confrontandosi quotidianamente, i Friedkin sono negli Stati Uniti e sono nella Capitale soltanto per prendere le decisioni più importanti (come gli esoneri di Mourinho e De Rossi, giusto per citare un paio di esempi). È diversa pure la gestione del mercato: il Napoli ha sempre scelto (e acquistato) giovani prospetti da valorizzare per poi realizzare plusvalenze reali, la Roma soprattutto nella prima fase ha puntato su nomi dall’ingaggio pesante, magari anche in prestito, per creare un instant team, ovvero una squadra pronta a vincere subito. Era così soprattutto con lo Special One che però poi ha lanciato tantissimi giovani di un settore giovanile che resta di alto livello.

La Roma ha cambiato strategia quest’estate investendo tanto: è arrivato Dovbyk per 40 milioni di euro, ma anche l’argentino Soulè per circa 30 milioni di euro. È mancata, però, una giusta sintesi tra i desiderata di De Rossi e quelli di Ghisolfi. La Roma non è mai decollata e neanche l’esonero di DDR ha cambiato la situazione. Poca lungimiranza anche con l’arrivo di Juric: il suo calcio non si conciliava con una squadra di poca sostanza e molta tecnica. Ora ci proverà Claudio Ranieri, l’ultima speranza per invertire la stagione. Il Napoli, invece ha affidato il ponte di comando a Conte e ha cambiato qualcosina sul mercato: qualche giovane – Buongiorno, Gilmour e Marin – ma anche campioni affermati, come McTominay, Neres e soprattutto Lukaku che è il grande ex della sfida di oggi pomeriggio.

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