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De Laurentiis si è sentito invincibile: si salverà solo se sceglie di delegare

Peggio del Napoli sta solo il suo presidente. Aurelio De Laurentiis è caduto dal giorno dello scudetto nel più pericoloso errore: ritenersi invincibile. Non succede solo agli uomini di affari più scaltri, finché restano cinici con il mondo, lucidi nei rapporti, generosi con se stessi. Era così anche Aurelio, con apprezzati momenti di generosità.

Il contrario accade ai giocatori di carte e cavalli, di poker, quelli che non vanno nelle bische volgari ma volano a Montecarlo o Las Vegas. C’è modo e modo anche nel perdere e nel pagare.

De Laurentiis era sicuro di aver saldato il costo di un veloce ritorno a bordo. Come un comandante dopo il naufragio che lui stesso ha provocato. Il prezzo era assumere Conte, l’allenatore che fa sognare i tifosi, quelli che contestano sempre, piace per il suo sistematico antagonismo verso chi dirige.

C’è tutta una carriera che parla di Antonio Conte. Una splendida carriera. Ha vinto cinque scudetti, quattro in Italia, ma nessuno si è scontrato tante volte con i dirigenti, dal pari dei Matarrese, alla Juve degli Agnelli. Uno strappo dopo l’altro anche a Milano fino allo scudetto del 2020/2021 , la fuga in Inghilterra. I primi disagi al Tottenham , dove non resse al confronto con una squadra malfida e insofferente. Non si sopportavano più.

Al Tottenham era cominciata una fase negativa: Conte che non vince nulla, possibile? Era fermo dalla primavera 2023, viene a cercarlo De Laurentiis, nell’indifferenza generale , in Italia e all’estero. Diventa una coppia solida e può esserlo ancora, se prevalgono in reciprocità gli interessi e la correttezza.

Si sono fatti vedere in giro come turisti amici e felici. Poi? Sono andati a sbattere con il muso sulla più dura sconfitta. Non solo il 3 a 0, può starci. Ma guardate gli avversari. Il Verona che cambia fino a nove giocatori a metà campionato e si rialza sempre. Più cambia , meglio gioca e vive. Zanetti , l’allenatore ha confessato di non conoscere gli acquisti del suo direttore sportivo. Il nome di Sean Sogliano non era purtroppo nell’agenda del presidente.

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Antonio Conte e Giovanni Manna da giugno non hanno tirato fuori un solo nome giusto, né recuperato al grande calcio un solo giocatore, nessuna posizione è migliorata tra i partecipanti ad un inutile ritiro, con buona preparazione atletica, ma con i risultati di un villaggio Valtur . Il crocevia, ora. Dove porta ? Se De Laurentiis lascia tutto immutato gli tocca comprare un Lukaku a settimana e abbassare il suo utile di esercizio. Magari dovrà sostenere le accuse dei tifosi e i giudizi afflittivi sulla squadra . Come sabato a poche ore dal disastro di Verona. Con gratuite svalutazioni e mancate convocazione ancora tutte da spiegare.

Da evitare anche la seconda strada. Mollare tutto e trattare le offerte di gruppi finanziari di investimento. Non è questo il tempo. Mai il Napoli varrebbe cosi poco. L’altra soluzione, se la sa cogliere De Laurentiis in un barlume di lucidità ora che prende botte da tutte le parti, è quella di imitare la grande finanza occidentale. Delegare. Che sia un amministratore inflessibile ed autorevole, uno che sappia dire si e no, in un circuito tortuoso tra concorrenti all’esterno, ma anche dirigenti intermedi all’interno, tecnici e dipendenti. Uno scudo per salvare il presidente da inutili attriti ed i cospicui interessi di famiglia. Un lungo viaggio a Los Angeles sarebbe forse utile per riprendere affari interrotti. Senza allontanarsi mai troppo. Lo insegna proprio il suo cinema “ A volte ritornano”.

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