Il campo (delle alternative) non è molto largo. E per questo c’è uno stop. Nel caos poco calmo che sta travolgendo una Roma sconclusionata e poco lucida, le scelte, sempre legate all’estro e agli umori di Friedkin padre e figlio, sono quasi obbligate. I due vivono proprio in un altro mondo, e non è una metafora, il risultato si vede, la distanza si sente. Ma rimandare a data da destinarsi, no, questa volta non si può fare: battuti dall’Inter, mortificati dall’Elfsborg, squadra che fatica nel campionato svedese, umiliati dalla Fiorentina. La partita con il Torino infrasettimanale, però, congela la decisione. Allenamento spostato di due ore, confronto tra squadra e allenatore, ds Ghisolfi che annulla il viaggio a Parigi e la decisione: oggi Juric resta. Ufficialmente fino al match di giovedì proprio con l’ex squadra del tecnico croato. Ma domani è un altro giorno. E l’estro della famiglia Friedkin è poco prevedibile.
La squadra non segue Juric
Ma, si diceva, il campo non è largo. Anche padre e figlio Friedkin vedono, nonostante la distanza oceanica dalla squadra, che decisioni sono difficilmente rimandabili. La fiducia a tempo è anche mancanza di alternative pronte. Juric si trova con una squadra che non lo segue, ancora legata a De Rossi, che non ha assimilato le sue proposte calcistiche. La lite con i senatori nello spogliatoio tra primo e secondo tempo della partita con la Fiorentina, con Mancini e Cristante sostituiti e non rientrati in campo, è il segnale della rottura tra squadra e tecnico.
Allegri e Mancini no
Perché così poche alternative? La confusione non aiuta: tiene lontana allenatori dello spessore di Allegri che si sta godendo il tempo libero con il figlio e non è attratto da una squadra costruita senza senso e poco protetta dalla dirigenza. Roberto Mancini non può che restare una suggestione, almeno ora: per motivi economici e fiscali non può allenare un’altra squadra dopo aver lasciato l’Arabia Saudita, rischia di perdere troppi soldi.
De Rossi tornerebbe, Terzic l’ultima idea
Il campo è sempre più stretto: l’ipotesi più concreta e più facile resta De Rossi che ha sempre il telefono acceso, un contratto già firmato, voglia di tornare, e che vorrebbe al suo fianco Claudio Ranieri, eterno salvatore della patria, ma nessuno dei due è stato chiamato. E c’è l’idea dell’ultimo momento: Terzic, ex allenatore del Borussia Dortmund finalista di Champions la scorsa stagione. Piace anche Sarri, trattato prima di Mourinho, poi andato ad allenare la Lazio. Sarebbe la conferma che nella Roma oggi è così: più confusione che idee.