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Dele Alli, dagli abusi da bambino allo spaccio di droga: ora l’ex stella vuole rinascere a Como

Una vita difficile, ma ora l’inglese è uscito dal tunnel e a 28 anni è pronto per un grande rilancio di Serie A

Milano – Sembrava l’ennesimo caso di sportivo accecato dalla fama e stordito dai soldi, uno capace di creare meraviglie col pallone per poi distruggere tutto fuori dal campo. La storia di Dele Alli ha questi contorni, ma con una profondità diversa. Prima nascosta, poi emersa nel tempo. Un’oscurità di abusi, sofferenze, un equilibrio fragile. Non è un ex calciatore, in realtà ha solo 28 anni. Ma è fermo dal febbraio 2023, non gioca da allora. Ora una nuova opportunità, nel rampante Como di proprietà Hartono, guidato in panchina da Cesc Fabregas. Ha assistito in tribuna al Sinigaglia a un paio di partite, accanto a Michael Fassbender e Keira Knightley, si è allenato per tre settimane con la squadra e alla fine ha convinto tutti. Era svincolato, ha firmato un contratto di un anno e mezzo, scadenza 30 giugno 2026, con opzione fino al 2027. Non è un dettaglio. Il Como gli sta dando fiducia, prima squadra a farlo per davvero dopo gli anni luccicanti al Tottenham. Nel mezzo, errori e cadute.

Il ragazzo prodigio notato dal Tottenham

Andiamo con ordine. Gli inizi, abbaglianti. Alli cresce a Milton Keynes, nel Buckinghamshire. Gioca per strada con gli amici, poi nelle giovanili della squadra della sua città, l’MK Dons. Presto lo notano Bayern Monaco e Liverpool, la sua squadra del cuore, ma nei dialoghi si inserisce il Tottenham che lo convince promettendogli spazio immediato in prima squadra. È il febbraio 2015 quando gli Spurs lo acquistano per 6 milioni di euro. L’ascesa è inarrestabile. Il tecnico Pochettino lo piazza sulla trequarti alle spalle di Kane. Alli segna, inventa, domina col suo fisico tosto ma agile. “Per lui l’unico limite è il cielo”, la profezia di Graeme Souness, mentre Sir Alex Ferguson si sbilancia: “È il più forte centrocampista inglese dai tempi di Paul Gascoigne”. Nel 2019 il Tottenham raggiunge a sorpresa, e perde, la finale di Champions League contro il Liverpool. È il punto più alto della carriera di Alli, stella in campo e fenomeno pop sui tabloid britannici. Da quel momento, inizia la discesa.

Con Mourinho l’inizio della discesa. Lo scivolone in Turchia

Agli Spurs arriva Mourinho, con cui Dele fatica a legare: “Una mattina mi sono svegliato e dovevo andare all’allenamento, Mourinho aveva smesso di farmi giocare. Ricordo di essermi guardato allo specchio e di essermi chiesto se potevo ritirarmi già a 24 anni, non fare più le cose che amo. È stato straziante”, ha raccontato in un’intervista a Gary Neville nel podcast The Overlap. Passa all’Everton, poi al Besiktas, in Turchia, ma gioca pochissimo. Viene immortalato mentre inala protossido di azoto a una festa con alcuni amici, e così rispedito in Inghilterra. Si ferma.

Gli abusi subiti da bambino, lo spaccio di droga

Cresciuto senza padre, adottato a 12 anni dalla famiglia Hickford, nell’intervista con Neville Alli si sfoga. Piange, parla di problemi di salute mentale, ammette dipendenze da alcol e sonniferi, racconta di aver subito abusi da bambino: “Alcuni incidenti possono aiutarti a capire. A sei anni sono stato molestato da un’amica di mia madre, che era spesso a casa. Mia madre era un’alcolizzata. Sono stato mandato in Nigeria, poi rimandato indietro. A sette anni ho iniziato a fumare, a otto a spacciare droga. Dissero che non avrebbero fermato un bambino in bicicletta, quindi giravo col pallone da calcio e la droga nascosta sotto al sellino. A 11 anni sono stato fatto penzolare da un ponte da un vicino di casa, che voleva uccidermi. Poi a 12 anni sono stato adottato”. Ferite mai del tutto chiuse.

L’Everton, la scelta di farsi aiutare

Quando col calcio inizia ad andare male, crolla: “Ero in un momento molto difficile, avevo preso l’abitudine di tentare di intorpidire quello che provavo”. Tornato all’Everton dopo l’esperienza in Turchia, decide di farsi aiutare: “Sono andato in una struttura di riabilitazione per la salute mentale, le dipendenze e i traumi. Sentivo che era arrivato il momento, ero come in trappola, facevo affidamento su cose che mi stavano facendo del male. Dentro di me stavo perdendo la battaglia”. È passato un anno e mezzo. Adesso ha una nuova chance, libero dai fantasmi del passato. Tornerà in campo (presto) in serie A, con il Como. Per provare a riscrivere a lieto fine l’ultimo capitolo della sua storia col pallone.

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