MILANO — Dopo anni di dichiarazioni al fioretto, Inzaghi in questo inizio di 2025 sembra avere scelto la spada. La prova definitiva del nuovo approccio dell’allenatore interista si è avuta dopo l’1-1 nel derby di San Siro. «Abbiamo sistemato una partita dopo tre pali interni, tre gol annullati e un rigore clamoroso che non ci è stato dato. È impossibile non dare questo rigore al Var. Ci sta che l’arbitro non veda, perché arriva Theo. Ma chi sta seduto al video non può non chiamare l’arbitro. Comincia a essere la quarta o quinta occasione contro l’Inter. Per dei falli a nostro favore fanno trasmissioni di giurisprudenza. Ora inizio ad arrabbiarmi».
Il contatto contestato
A Milano, chi lo aveva mai sentito così? Il riferimento è al contatto fra Pavlovic e Thuram, al minuto 73: il difensore tocca con la punta del piede destro il polpaccio del numero 9 interista, prima che Theo Hernandez gli tolga palla regolarmente. E quando si è chiesto a Sergio Conceiçao un parere sull’episodio, ne ha approfittato per punzecchiare il suo collega, avversario ed ex compagno in maglia laziale: «Non ho ancora visto le immagini, ma so che Simone ha parlato anche del fallo a Riad. Parla di ciò di cui deve parlare. Forse era deluso perché pensava di trovare un Milan inferiore dal punto di vista del gioco, invece abbiamo avuto grande ambizione, per cui non ho nulla da dire. È la sua opinione, la rispetto», ha detto, caustico.
Il precedente della Supercoppa
Parole da derby in un clima da derby, che i due allenatori di Inter e Milan hanno imparato a conoscere a Roma. In panchina, a guidarli entrambi, c’era Eriksson, uno che di arbitri e arbitraggi cercava di non parlare. Ma nell’era del Var, evitare l’argomento è fantascienza. Un primo indizio della nuova filosofia dialettica di Simone Inzaghi erano state le frasi dopo la finale di Supercoppa persa col Milan, quando sottolineò il contatto fra Morata e Asllani nell’azione che portò al 3-2 rossonero. Una conferma era arrivata sabato, quando se l’era presa con il calendario, «che anche a febbraio ci costringe a giocare ogni tre giorni», fra recupero della gara di campionato a Firenze e semifinale di Coppa Italia. Argomenti che di certo contribuiscono al suo nervosismo dopo partita. Ma per l’Aia quel contatto tra Pavlovic e Thuram non è un intervento da punire: tantomeno un errore da correggere con un intervento del Var.
Inzaghi, Conceiçao e Porto-Inter
«Il colpo c’è, era rigore», ha invece tagliato corto su Dazn l’ex capitano rossonero Ambrosini. «È fallo evidente di Pavlovic su Thuram», ha fatto eco l’ex arbitro Luca Marelli. Ma più del contatto in sé, quel che resta è un Simone quasi inedito, almeno negli anni interisti. Per trovare un altro momento di frizione da parte del tecnico nerazzurro con un collega, prima della finale araba, bisogna riavvolgere la pellicola fino al 14 marzo 2023, stadio Do Dragao, Porto-Inter 0-0, italiani qualificati ai quarti e portoghesi a casa. I due tecnici non si diedero la mano. A rifiutare la stretta fu Conceiçao, che si infilò in spogliatoio, lasciando lì Inzaghi, che si era avvicinato per salutare. Abbastanza per dire che i due non si piacciono? No, problemi non ce ne sono, lo hanno chiarito loro stessi: ne hanno passate tante insieme, si stimano e si rispettano. Ma la vita li ha resi avversari. Soprattutto adesso che sono sulle panchine di Inter e di Milan, le cortesie di un tempo non valgono più.