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Di Gregorio: “Orgoglioso di essere nel club dove sono stati Peruzzi e Buffon”

Il portiere si presenta citando due miti che l’hanno preceduto: “Mi ha aiutato giocare tanto, sbagliare, commettere errori e lavorarci sopra”

Un punto di riferimento come Peruzzi, l’ultimo portiere a vincere la Champions con la Juventus, e un’eredità decisamente ingombrante. Essere un portiere italiano non è facile quando si veste la maglia bianconera: per questo Michele Di Gregorio è stato scelto con attenzione, dopo la stagione brillante con il Monza. Il miglior numero uno della passata stagione, premio ricevuto proprio all’ultima giornata di campionato all’Allianz Stadium, quasi a voler chiudere il ciclo brianzolo e ad aprire quello bianconero, è stato voluto da Motta per le sue doti con la palla tra i piedi ma non solo. Quando Giuntoli gli ha proposto di prendere il posto di Szczesny, inserendosi nel filone di portieri italiani che comprende Zoff, Tacconi, Peruzzi e il migliore di sempre, Buffon, Di Gregorio non ci ha pensato due volte: “La Juventus ha avuto portieri di livello mondiale. Per me è bellissimo poter essere qua, mi sento molto orgoglioso anche questo motivo”.

Un’eredità pesante e le ambizioni di squadra

Durante il ritiro il suo ruolo nello spogliatoio è cresciuto giorno dopo giorno, fino a diventare un riferimento per i compagni. Un tiro a canestro durante le pause dagli allenamenti, l’esibizione il giorno del “battesimo” ufficiale, quando ha cantato “50 special” dei Lunapop davanti ai compagni, ma non solo: all’esordio contro il Norimberga si è distinto in un paio di parate molto interessanti. Cresciuto nel vivaio dell’Inter, prima di raggiungere la Juventus si è fatto le ossa nelle categorie inferiori, conquistando poi la Serie A con il Monza: “Ho fatto un percorso dal basso – conferma Di Gregorio -. Mi ha aiutato giocare tanto, sbagliare, commettere errori e lavorarci sopra. Il lavoro e la costanza mi hanno portato oggi a essere qui”. Un percorso fatto di duro lavoro e ambizione, due caratteristiche fondamentali quando si indossa la maglia della Juventus: “Voglio lasciare qualcosa, come fatto dai grandi portieri. Forse ricordo un po’ Peruzzi ma solo il tempo ce lo dirà. L’obiettivo è fare continuare a crescere, migliorare, togliermi soddisfazioni”.

Il dualismo con Perin

La rosa bianconera può contare su due portieri italiani di grande livello, Di Gregorio e Perin. Si giocheranno la maglia da titolare proprio come l’anno scorso hanno fatto Skorupski e Ravaglia a Bologna: con gerarchie prestabilite ma con la consapevolezza che il più in forma avrà spazio tra i pali. Il vantaggio di Di Gregorio è anche il motivo per cui è stato scelto, cioè la capacità di giocare il pallone con i piedi, facendo parte della manovra offensiva al pari di un giocatore di movimento: “Il mister non ci chiede cose strane, ma di essere partecipi, di avere personalità, di partecipare alla manovra. Credo che sia importante. Il calcio è cambiato, siamo molto più coinvolti ed è un aspetto che piace. Non è semplice rispetto al passato partecipare con i piedi, serve essere bravo tecnicamente. Il rapporto con Perin e gli altri? Bellissimo, stiamo lavorando bene, alla grande”.

La Nazionale e il mito Buffon

Uno degli obiettivi del nuovo portiere della Juventus sarà ricevere una chiamata da Spalletti, anche se in Italia storicamente la concorrenza è elevatissima. Donnarumma è uno dei migliori portieri del Mondo, erede designato di Buffon che ha avuto parole dolcissime per Di Gregorio: “La Nazionale è un obiettivo così come lasciare il segno alla Juventus. Il mio idolo? Crescendo col Mondiale 2006, Buffon. Ma poi tanti altri portieri: Handanovic anche per il suo stile, ad esempio”. Gli occhi saranno puntati tutti su di lui, perché difendere una porta è difficile, ma quella della Juventus lo è ancora di più per la pressione che si percepisce: “Sì, pesa, sicuramente. C’è una storia, c’è ambizione, perché ci si aspetta sempre tanto com’è normale che sia. La Juve è un club storico ed è giusto che ci sia questa pressione se così vogliamo chiamarla per spingerci al massimo. Sono la cosa che rende bello il nostro mestiere. Vengo da una realtà diversa, con pressioni diverse. Ora so benissimo di essere in un club con ambizioni molto alte, sto lavorando anche per questo”.

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