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Dida e il nuovo Milan: “Tanti cambiamenti, ci vorrà tempo, ma Ibra farà bene”

L’ex portiere in Sardegna parla anche di Maignan e degli Europei: “L’Italia può arrivare in fondo”

“Il calcio? Per ora penso solo al padel”. Nelson de Jesus Silva, Dida per tutti, specie in Italia e Brasile, si gode il sole della Sardegna. Il sorriso è quello di sempre, il fisico pure. Vittorioso in finale con Billy Costacurta contro Eric Cantona e Amedeo, del duo Pio&Amedeo, nel torneo Mini padel summer cup 2024 al Forte Village, il portierone brasiliano cede al richiamo della foresta: “Gli Europei? Con Maignan in queste condizioni, la Francia può andare fino in fondo. L’Italia? Pure”. Classe ’73, tra i migliori nel ruolo della sua generazione, il solo con Ronaldinho e Cafu ad aver vinto Champions, Copa Libertadores, Copa America e Confederation Cup, con una vagonata di scudetti e trofei internazionali in bacheca, Dida taglia corto sul Milan: “I cambi di proprietà non aiutano, diventa complicato capire quali siano le intenzioni e ci vuole del tempo prima che le cose si assestino e si proceda al meglio. Al Milan in questi ultimi anni si è cambiato tanto come mai prima”. In rossonero per 205 gare in nove stagioni, altre due da preparatore dei portieri nello staff di Stefano Pioli, incarico chiuso nel 2022, Nelson ripassa da Maignan. “Una garanzia, sta facendo bene, ha enormi qualità e gli auguro un gran bene. Parliamo di una persona che merita di vincere”.

Nel dettaglio?

“Bravissimo con i piedi, destro e sinistro, esplosivo e reattivo. Ha carisma e personalità. Mike guida la squadra come un capitano dentro e fuori dal campo. Conosce i compagni, ha un comportamento generale molto importante per la squadra”.

Il Milan riparte da lui. Ma il resto lascia un po’ perplessa la tifoseria.

“Non so dove si va a parare. Ripeto, la società ha cambiato tanto in questi ultimi, chi arriva vuole cambiare e anche se l’intenzione è quella di fare squadra competitiva si può soffrire”.

Con Pioli si è chiusa una mini epoca?

“Stefano è una persona splendida. Ho potuto lavorare con lui, si è sempre comportato bene con tutti. Certo, ha dovuto fare delle scelte ma si gioca in undici. Sì, mi è dispiaciuto che sia andato via, succede nel calcio quando non si vince e quando la società ha altri pensieri”.

Ibrahimovic, valore aggiunto anche da dirigente?

“Quando è arrivato da attaccante si è comportato sempre bene. In campo comandava lui. Adesso, in società ha un ruolo importante, la sua visione contribuisce a far crescere la squadra. Ibra farà bene”.

Con Paulo Fonseca, che vede Leao – raggiunto in ritiro dal tecnico – leader al centro dell’attacco, sempre che non salpi per i campionati arabi, le aspettative dei tifosi potranno essere soddisfatte?

“Non so bene cosa stia accadendo, preferisco non esprimermi. Ma penso che l’incontro tra l’allenatore e Rafa sia stato più che altro legato alla lingua in comune. E ricordo che il Milan in questi anni ha fatto bene con una semifinale internazionale, uno scudetto ed è dentro la prossima Champions”.

Ai tifosi potrebbe non bastare.

“Le ambizioni sono legittime. Anche il gruppo e il club guardano lontano. Ma sappiamo che non è facile, servono acquisti importanti. E anche le altre si stanno attrezzando”.

E, ad esempio, anche la perdita di Giroud non è banale.

“Sì, è stato molto importante. Olivier ha segnato tanto e sostituirlo è complicato. Chi arriverà deve fare almeno lo stesso se non di più”.

Nelson, lei ha vinto tutto. Cosa mette al primo posto?

“(ride) Ricordo di essere tra i pochi ad aver vinto due edizioni del Mondiale per club con due squadre diverse, il Corinthians nel 2000 e il Milan nel 2007. Ero giovane”.

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